Nella passeggiata televisiva di venerdì sera, fatta in compagnia di Eziolino (c’è solo lui) e di Angelo Fabiani l’avevo anticipato. Per il Pisa parlano i numeri. Soltanto sei gol fatti e soltanto sei subiti. Sarebbe stata dura. Il campo ha purtroppo confermato quella tesi. Nerazzurri molto accorti. Rintanati sovente tutti dietro la linea della palla. Pronti a colpire di rimessa. E’ andata bene che non ci siano riusciti.
Una brutta Salernitana. Il pubblico ha lasciato lo stadio rammaricato. La fiammella dell’entusiasmo si è accesa soltanto quando “ringhio” è andato sotto la curva a salutare quel popolo che non lo ha mai dimenticato. Il cuore è ancora qui, ha voluto significare quel gesto di Gattuso che si batteva il petto. Era già accaduto sabato scorso con Breda. Gli spalti dell’Arechi elogiano sempre il passato granata, il presente li sta deludendo. E’ delusa anche la squadra, si nota dagli atteggiamenti di gran parte dei giocatori. Il loro imbarazzo è evidente. Lo palesa lo svogliato comportamento che più di loro assumono in campo.
Giuseppe Sannino è rimasto un uomo solo. Abbandonato da tutti. Non sopporta chi, del pubblico, lo contesta durante la gara. Non accetta la funzione critica della stampa con i rappresentanti della quale è arrivato a situazioni di contrasto. La sua uscita sulla salvezza che gli sarebbe stata richiesta dai vertici della Società potrebbe aver incrinato anche rapporti in quella direzione. Lotito ha sempre dichiarato che l’imperativo, di questa stagione, era di migliorare il percorso dello scorso campionato. Senza porre limiti alla provvidenza. In un mio precedente pezzo ho ironizzato sul fondo schiena di questo o di quello. Certamente, il presidente, quella uscita del suo allenatore, apparsa a tutti infelice, non deve averla digerita.
Ed in ogni caso, ammesso e non concesso, Sannino dovrebbe saper dimostrare come sia possibile raggiungere una tranquilla salvezza con l’acuirsi della “pareggite” e con il non gioco. Lo spettacolo tecnico offerto nella gara contro il Pisa non è degno del pubblico dell’Arechi.
Apprezzo il non facile lavoro che sta svolgendo Angelo Fabiani e gli sono troppo affezionato per non potermi concedere a una valutazione. Sono certo comprenderà che non si tratta di una critica fine a se stessa, ma la considerazione, costruttiva, di un uomo che ha speso una vita nel calcio. Chi vive dal di fuori determinate situazioni e non ne è coinvolto emotivamente, ha sempre l’opportunità di valutarle con grande obbiettività.
Sannino ha rotto con l’ambiente di Salerno. Il rapporto si è incrinato irrimediabilmente. Per il poco gioco che esprime la squadra, ma anche per il suo modo spigoloso di mantenere i rapporti. Nelle sue scelte, molteplici, si denota confusione. Quando, in un gruppo, si cerca di accontentare tutti si finisce sempre per scontentare qualcuno. L’atteggiamento in campo di Donnarumma e l’espressione del suo viso, all’atto della sostituzione, inducono a tante riflessioni. Con un indice di valutazione. Il biondo attaccante, per il club, fa parte del patrimonio.
Il resto, a 360 gradi, lo potrà confermare o smentire il calendario delle prossime due partite.