Saranno sottoposti a giudizio l’ex sindaco di San Giuseppe Vesuviano, Antonio Agostino Ambrosio, e il responsabile dell’ufficio tecnico Francesco Giaccio. Entrambi accusati in concorso tra loro di scambio elettorale, tentato delitto (perché il reato non si è poi consumato) e concussione per il rilascio di una licenza richiesta nel 2010. Il tutto, per la denuncia presentata dal costruttore Angelo Giordano, che ha spiegato agli inquirenti di aver incontrato Ambrosio, il sindaco all’epoca dei fatti, che avrebbe pronunciato nei suoi confronti tali parole: “Fai conto che per questo progetto devi spendere almeno un milione di euro, a me devi dare il 10% e cioè 100mila euro per rendere possibile il rilascio del permesso per la costruzione di una struttura commerciale in quella zona”. Secondo quanto emerge dall’inchiesta finita davanti al Gip del tribunale di Nola, fu anche Giacco, all’epoca responsabile dell’ufficio tecnico, a spiegare a Giordano che “occorrevano 100mila euro da pagare agli amministratori per agevolare la concessione del permesso a costruire”. Giordano, per la progettazione e la direzione dei lavori, si rivolse al suo tecnico, Beniamino Visone, il quale ha dichiarato agli inquirenti di aver avuto quella che può essere interpretata come una vera e propria intimidazione da parte di Giacco, il quale gli avrebbe detto: “Tu non sei di San Giuseppe Vesuviano, non devi lavorare a San Giuseppe Vesuviano, i capanni qui li devo fare io, devi ritirare immediatamente il progetto… e queste cose te le dico come tecnico, come politico, come dirigente, come architetto, come professionista e come camorrista”. L’obiettivo di Giacco, secondo l’accusa, era quello di ottenere la direzione dei lavori, in aggiunta alla somma di 100mila euro da versare agli amministratori. Giordano, però, si rifiutò di pagare. Per questi motivi, il gip ha disposto il rinvio a giudizio di Antonio Agostino Ambrosio e di Francesco Giacco. La vicenda non ha assolutamente alcun legame con l’attuale amministrazione del sindaco Catapano, pur facendo parte l’architetto Giacco dell’apparato comunale. Di certo, Catapano non poteva effettuare licenziamenti al suo insediamento avvenuto anni dopo in cui si sono svolti i fatti.