La emme che profuma di ketchup è l’ultimo sfregio alla storia di Napoli. S’accenderà nella Galleria Umberto, un misto di genialità architettonica, immensità culturale ed esoterismo. In uno dei monumenti simbolo della città e in quelli che erano i locali della storica bottega dell’Arte Fiorentina sabato prossimo inaugura Mc Donald. Il big Mac, le mc nuggets, i bicchieroni stracolmi di coca cola e ghiaccio, trionfano sulla magnificenza della cupola in vetro e ferro di Boubée, sui pavimenti di mosaici e su una meraviglia dell’Ottocento.
Ennesimo sfregio ad una galleria che un tempo era il polo commerciale della città oggi presa d’assalto dai venditori ambulanti. Da luogo di tradizione che ha ospitato per cinquant’anni gli sciuscià di Napoli a dormitorio dei clochard. Da salotto mondano col suo salone Margherita – trasformato finanche in sede elettorale durante la campagna di Luigi de Magistris – a campo di calcio e parcheggio di motorini già nelle prime ore della sera. Ed ora qui dove nacque la prima sala cinematografica di Napoli, tra una settimana sorgerà il fast food per eccellenza.
Porte vetrate, le luci dei display delle casse e degli schermi su cui scorrono le offertone del Mc menu, già si intravedono. Mentre sembra quasi di sentire l’odore di fritto e di plastica che divora il profumo delle sfogliatelle e dei babà appena sfornati dalla tradizionale pasticceria Mary, quasi di fronte al magnate americano. D’un tratto, qualche metro più in là, sembrano ancora più nostalgici anche i paesaggi delle cartoline di Napoli che Salvatore Piccolo sta sistemando nel negozio di souvenir aperto in Galleria sessant’anni fa e dove lavora da quando aveva dieci anni. <
Solo cibo e vestiti nella culla della tradizione <