Una vittoria è sempre una vittoria. Nel cuore del vero tifoso, soprattutto di quelli che “tengono” a squadre parche di successi, restano indelebili anche i nomi degli eroi di una promozione.
Un tifoso della Fiorentina, per esempio, ricorderà quasi col medesimo ardore Batistuta e Riganò: il primo eroe dei sogni di grandezza di Cecchi Gori, il secondo sgraziato idolo della rinascita Viola dalla serie C alla serie A. Anche i gol del secondo, pur se realizzati in serie minori, hanno disegnato la storia dei gigliati.
Il Napoli fino agli anni 80, aveva sfiorato, periodicamente, quel successo che avrebbe permesso, agli azzurri, di entrare nell’èlite del calcio nazionale. Poi arriva Maradona e il Napoli vince quasi tutto. Una parentesi gloriosa prima di ricominciare coll’alternarsi di cadute e di risalite, inframmezzate da tanti campionati anonimi. Nel 97/98 la retrocessione in serie B è inevitabile. A gennaio del 1999, dal Venezia, arriva Stefan Schwoch, un centravanti definibile di categoria per aver fatto le sue cose migliori in serie B.
La squadra che è stata di Jeppson, Savoldi, Maradona, Careca e Giordano deve affidarsi a questo trentenne, di padre polacco, per ritornare nella massima serie. Nel campionato 1999/2000 sulla panchina del Napoli arriva Walter Novellino che ha già diretto Stefan a Ravenna e Venezia. Schwoch segna 22 reti, massimo numero di realizzazioni azzurre in una solo annata fino all’epopea di Cavani e poi di Higuain. Il ritorno nella massima serie non coincide, inspiegabilmente, con una riconferma, anche se negli schemi di Zeman (subentrato a Novellino) la grinta e l’applicazione di Stefan non sono stonati. Resta in B, va a Torino e quando, nel 2001, diventa titolare fisso il Toro vince il campionato cadetto. Anche stavolta la serie A resta lontana. Conclude la carriera a Vicenza tra serie B e serie C. In totale ha segnato ben 135 gol in 382 in serie B. Col Venezia nel 98/99 ha disputato anche 14 partite in serie A (2 gol).
Quando, nel 1999, nonostante il parere negativo della moglie (di allora), arrivò al Napoli Stefan Schwoch, in molti confondevano il suo cognome con la marca di un noto orologio (Swatch). Grinta e abnegazione condite da una buona tecnica individuale, fanno dell’altoatesino, l’idolo assoluto dei tifosi campani in anni molto difficili. Una vittoria è sempre una vittoria: sul campetto dell’oratorio o nella finale di Champions.