Torre del Greco. E’ stata la locuzione più inflazionata durante la “grande crisi” a palazzo Baronale: «Per il bene della città», l’incipit di qualsiasi assessore o consigliere comunale impegnato a fare i salti mortali per salvare o affondare il sindaco Ciro Borriello. Per il bene della città, certo. Ma senza dimenticare il proprio tornaconto. Non a caso a novembre – il mese delle prime fibrillazioni tra gli alleati dell’ex deputato di Forza Italia – si è registrata una sensibile impennata nella corsa all’oro dei gettoni del Comune: gli esponenti di maggioranza e opposizione hanno toccato complessivamente quota 367 presenze in municipio, con inevitabili conseguenze sulle casse dell’ente di largo Plebiscito.
Solo a novembre, infatti, il Comune ha dovuto sborsare circa 12.000 euro per le presenze dei politici alle riunioni delle varie commissioni: riunioni in larga parte inutili, alla luce della guerra senza esclusioni di colpo in atto tra i fedelissimi del leader locale del centrodestra e i ribelli della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del giugno 2014.
Dunque, la crisi politica non ferma gli sprechi. Anzi. In vista delle festività natalizie dieci consiglieri comunale su ventiquattro sono riusciti a fare il “pieno” di gettoni – in tutto 21 – e a portare a casa la bellezza di 683 euro lordi: un elenco bipartisan, in cui spiccano i nomi di Alfonso Ascione, Luigi Caldarola e Antonio Trieste – solitamente fuori dal “podio” degli stacanovisti – insieme ai “soliti noti” Carmine Gentile, Ciro Guida, Annalaura Guarino e Domenico Maida.
Tutti politici-lavoratori, poi “costretti” a chiedere il rimborso – sempre a spese del Comune – per le ore trascorse con scarso profitto in municipio. Sì, perché – accanto ai circa 12.000 euro spesi per i gettoni – l’ente di palazzo Baronale dovrà ora pagare circa 15.000 euro lordi alle ditte presso cui risultano assunti i vari consiglieri comunali.
Una “prassi” a cui non si è sottratto neanche il capo dell’assise, adesso a rischio revoca: Pasquale Brancaccio – il politico-ultrà alle dipendenze della madre, titolare di una ditta di mobili – insieme allo “stipendio” da presidente del consiglio comunale porta regolarmente a casa i rimborsi per l’azienda di famiglia, sfondando il muro dei 5.000 euro lordi al mese.
Numeri fatti passare in secondo piano durante l’interminabile braccio di ferro tra i ribelli della maggioranza e il sindaco Ciro Borriello. Perché, al netto delle apparenze, l’unica cosa importante per la casta di Torre del Greco resta «il bene della città».