Torre del Greco. «Mi volevano ammazzare, mi volevano ammazzare». Antonio Malinconico – il ventenne crivellato da tre colpi di pistola per avere difeso il suo scooter da due rapinatori – respira a fatica, disteso su un lettino del reparto di chirurgia dell’ospedale Sant’Anna e Madonna della Neve.
Al suo capezzale ci sono mamma Maria e papà Michele, visibilmente provati da una notte da incubo: una notte cominciata con una sparatoria a due passi da casa e conclusa con un delicato intervento chirurgico per asportare la milza e rimuovere un proiettile rimasto conficcato nell’addome del ventenne. «Ora sto bene» prova a fare coraggio ai genitori la vittima del raid.
Ma un velo cala sui suoi occhi. Complice l’effetto dell’anestesia, il marittimo – sbarcato in città per trascorrere a casa le feste natalizie – si addormenta. Poi riprende conoscenza e racconta al papà: «Ero all’African Bar con alcuni amici, quando sono stato avvicinato da due balordi – la ricostruzione della sua serata d’inferno – Volevano lo scooter, mi hanno minacciato».
Davanti al pericolo, Antonio Malinconico – incensurato, estraneo a qualsiasi logica criminale – salta sul suo Honda Sh 300 e scappa via insieme a un’amica. Si dirige diritto in via Cesare Battisti verso l’abituale punto di ritrovo della sua comitiva, proprio a due passi da casa: alle sue spalle sente il rumore di due marmitte evidentemente “modificate” per tenere testa ai bolidi della strada . «Mi hanno inseguito su due scooter di colore bianco fino all’angolo della pizzeria», racconta la vittima del raid al padre.
Arrivato a pochi metri dagli amici, Antonio Malinconico si ferma e lascia scendere l’amica: «Scappa via, scappa via», le ultime parole pronunciate dal ventenne prima dell’arrivo dei banditi. Il marittimo non riesce a chiedere aiuto agli amici: alle sue spalle sente cinque botte in rapida successione. Tre centrano il bersaglio: al torace, all’addome e a una caviglia. Poi i criminali fuggono via a tutto gas, senza lasciare tracce: «Ricordo di avere fermato lo scooter, poi solo un forte bruciore al petto».
Alberto Dortucci
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