Torre del Greco. «Dovevano essere giorni di grande festa, rischiavano di diventare giorni di insopportabile dolore». La voce di Michele Malinconico, il papà del ventenne crivellato da tre colpi di pistola per difendere il suo scooter, trema davanti alla porta del reparto di chirurgia in cui è ricoverato il figlio. Una lunga esperienza di marittimo alle spalle, era in “licenza” per trascorrere Natale e Capodanno con i propri cari: «Ero tornato a casa per passare qualche giorno con la mia famiglia, non avrei mai immaginato di vivere un simile incubo».
Quando ha saputo della sparatoria?
Ero a casa, sono stato avvertito da alcuni amici di Antonio. Mi sono precipitato in ospedale con il cuore in gola.
Dopo il delicato intervento chirurgico è riuscito finalmente a parlare con suo figlio. Cosa vi siete detti?
Antonio era stanco, siamo riusciti a scambiare solo qualche parola, poi si è addormentato. è visibilmente provato, ma i medici sono ottimisti: speriamo possano sciogliere presto la prognosi.
Antonio ha raccontato la dinamica del raid?
Sì, mi ha confermato la versione ricostruita dagli amici. Sono sconvolto: la vita di un ventenne non può valere uno scooter. I banditi gli hanno sparato alle spalle, manco fosse un camorrista.
Suo figlio aveva mai avuto problemi del genere?
Mai. Ha sempre lavorato, lo scooter era un “regalo” per i suoi sacrifici. Quanto sbarcava a Torre del Greco, frequentava gli amici di sempre: qualche giro con la comitiva, un caffè al bar, poi l’abituale ritrovo a due passi da casa.
Dove è stato raggiunto dalla coppia di criminali.
Erano anni che non sentivo episodi del genere. è stato un trauma: adesso abbiamo paura anche per la nostra bambina di 15 anni. Perché non basta essere lontani da qualsiasi logica criminale, quando una vita può essere spezzata per rapinare uno scooter.
CRONACA
29 dicembre 2016
Torre del Greco, la rabbia del papà di Antonio: «Non si può morire per uno scooter»