Torre del Greco. La morte di Ciro Giannini – lo studente di 18 anni travolto da un tir in uscita dal varco-killer di viale Europa il 26 giugno del 2012 – non fu una tragica fatalità: l’incidente poteva essere evitato con piccoli accorgimenti e con la dovuta attenzione da parte dei vertici della polizia municipale e dei tecnici dell’ufficio urbanistica del Comune.
È la convinzione del pubblico ministero Andreana Ambrosino, pronta a invocare – al termine di un’inchiesta durata quattro anni e mezzo – il rinvio a giudizio per i 7 indagati finiti sotto i riflettori della procura di Torre Annunziata.
In primis, l’imprenditore Massimo Balsamo – il re dei rifiuti, accusato di omicidio colposo – e poi i due comandanti pro tempore dei vigili urbani: Andrea Formisano e Salvatore Visone, ora a rischio processo per le disinvolte autorizzazioni provvisorie all’utilizzo di un accesso già bollato come abusivo. Autorizzazioni provvisorie che – secondo il castello accusatorio costruito dal pubblico ministero – avrebbero provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale allo stesso Massimo Balsamo consistito nel mantenimento di un varco fuorilegge in quanto «assolutamente inadeguato sotto il profilo dimensionale a garantire l’ingresso e l’uscita dei mezzi in dotazione alla ditta Fratelli Balsamo».
Proprio un tir in uscita dal varco-killer – guidato da Roberto Sorrentino nei cui confronti si procede separatamente sempre per omicidio colposo – centrò in pieno lo scooter su cui viaggiava Ciro Giannini, lo studente di 18 anni dell’istituto tecnico e per geometri Eugenio Pantaleo: il cuore della vittima si fermò esattamente 24 ore dopo l’incidente, al termine di un interminabile calvario in tre ospedali. Una tragedia di cui, secondo il pm Andreana Ambrosino, il re dei rifiuti fu in qualche modo responsabile: non solo perché consentiva di utilizzare un accesso non a norma, ma «perché – pure in presenza di acclarate irregolarità – ometteva di predisporre tutte le misure idonee a impedire che l’entrata e l’uscita dal varco creassero pericolo per la circolazione di automobilisti e motociclisti, occupando i mezzi entrambe le carreggiate per effettuare l’immissione in strada».
Una contestazione, d’altronde, già avanzata dal ministero dei trasporti e dal Tar Campania relativamente alla predisposizione della cosiddetta manovra assistita. Ma un ruolo di primo piano nell’intera vicenda – secondo la ricostruzione degli investigatori – sarebbe stato svolto dal dirigente del servizio mobilità Mario Pontillo e dai due ex capi dei vigili urbani: i tre, in due differenti momenti, avrebbero violato una lunga serie di norme per mantenere aperto – a dispetto delle irregolarità rilevate durante alcuni controlli – l’accesso fuorilegge.
Infine, a concludere l’elenco degli imputati a rischio processo, ci sono Felice Pirone – progettista firmatario della relazione tecnica allegata alla richiesta di permesso a costruire depositata il 9 dicembre del 2013 – e i tecnici comunali Michele Sannino e Ambrogio Di Simone, entrambi in forza all’ufficio tecnico comunale. Per tutti e sette gli imputati il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio, identificando come persone offese Raffaele Giannini e la moglie Enza Gargiulo. Ovvero i genitori di Ciro Giannini, il diciottenne ucciso da un tir in una tragedia che – secondo la procura di Torre Annunziata – poteva essere evitata.