«Andiamo a lavorare a Capri in condizioni da terzo mondo». Non usano giri di parole i pendolari che sbarcano ogni mattina dalla penisola sorrentina, dalla zona stabiese e da Napoli sull’isola azzurra per svolgere la loro attività professionale. Dagli impiegati in uffici ed enti pubblici agli insegnanti, dai medici agli operai, dai trasportatori agli artigiani, sono centinaia le persone che quotidianamente arrivano a Capri di buon mattino per lavorare e ritornano sulla terra natìa a pomeriggio inoltrato. E nei mesi invernali non sono moltissime le corse via mare in programma tra Capri e la terraferma e il periodo invernale può coincidere anche con mare mosso e conseguente soppressione delle partenze, come avvenuto nei giorni scorsi. Dall’altro giorno il drastico calo delle temperature, la mancanza di spazi al coperto al porto di Capri dove attendere la partenza o trovare “rifugio” in caso di freddo o pioggia si fanno sentire di più, appesantendo la già non facile condizione di chi è pendolare permanente. L’attesa tra un “buco” e l’altro per la successiva partenza, nel periodo freddo sta diventando sempre meno facile e la situazione non sembra migliorare. «Dove possiamo ripararci – si chiedono alcuni pendolari della penisola – prima di poter partire senza congelarci?». E così la Capri che non ti aspetti, perde il fascino di isola ombelico del mondo, crocevia di attori, vip e personaggi, per diventare una landa deserta dove ieri cadeva anche qualche debole fiocco di neve. I veterani, quelli che da anni, per scelta e soprattutto per esigenza lavorano sull’isola azzurra “facendo avanti e indietro” hanno perso le speranze.
«Abbiamo sottoscritto petizioni – spiegano – segnalato che svolgere la propria attività a Capri nei mesi invernali è sempre più difficile, che bisognerebbe organizzare i trasporti tenendo in considerazione che l’utenza in questione necessita di più corse, ma ogni anno dopo l’Epifania arriva il freddo e il periodo duro».
CRONACA
11 gennaio 2017
Pendolari in subbuglio: «Andiamo a lavorare a Capri in condizioni da terzo mondo»