Ercolano. Una piccola bara bianca tenuta in spalla da amici e parenti. Il silenzio assordante che rimbalza tra le palazzine di quel vicolo stretto che sfiora le voci mute del mercato. Le serrande abbassate a metà, i singhiozzi, le lacrime. E poi un inchino davanti a quella piccola porta di alluminio aggrappata sotto al civico 29 di via Giardini.
Sono le immagini dei funerali di Salvatrice Nogaretto, la 46enne di Ercolano ritrovata morta – in circostanze tutte da chiarire – all’interno del suo appartamento, un “basso” immerso nel cuore del centro storico di Ercolano, a due passi da via Dogana e dal mercato degli stracci.
Ieri mattina la salma della donna è stata riconsegnata alla famiglia e alle 5 del pomeriggio un lungo corteo – composto da quasi 100 persone – ha attraversato le strade della città vesuviana. L’ultimo viaggio di Salvatrice è partito proprio da quell’abitazione nella quale viveva da sola. Quella piccola casa con due finestre sulla strada che forse nasconde la verità su una tragedia ancora carica di ombre. Il corpo della donna venne, infatti, ritrovato – martedì pomeriggio – dai carabinieri della tenenza di Ercolano.
A far scattare l’allarme la segnalazione di una fuga di gas proveniente dall’abitazione della donna. Salvatrice Nogaretto era sparita dalla circolazione da qualche ora. Quando i militari dell’Arma sono entrati nella sua abitazione l’hanno ritrovata avvolta in una coperta. Attorno a lei un forte odore di gas prodotto da una perdita registrata all’esterno dell’abitazione, nei pressi di un contatore.
Secondo la ditta le esalazioni non erano però tali da causare il decesso. Ma il pm ha chiesto di fare chiarezza, disponendo l’autopsia e il sequestro dell’abitazione. Nelle scorse ore è stato anche rimosso il tubo di metallo “incriminato” dal quale sarebbe stata avvertita la fuga di gas. Gli esami chiariranno se si è trattato di una morte naturale o di un decesso frutto delle esalazioni avvertite nell’abitazione.
Per i familiari che ieri hanno partecipato ai funerali non ci sono dubbi. “Stava bene, non era malata – ripete sua sorella Davida – faremo tutto il possibile per far si che venga fatta chiarezza sulla vicenda”. Dubbi che si perdono nelle lacrime e nel dolore, mentre il corteo attraversa corso Resina, via IV Novembre e piazza Trieste, prima della messa nella chiesa evangelica di via Cupa Monti. L’ultimo atto di una storia ancora tutta da chiarire.