Torre del Greco. Alla notizia della condanna a un anno di reclusione per lo scandalo abusivopoli all’ombra del Vesuvio, Ciro Borriello è scoppiato in lacrime: «Non è possibile, non è possibile», la prima disperata reazione dell’ex deputato di Forza Italia. A cui è crollato, in un minuto, il mondo addosso: «Condannato e sospeso per effetto della legge Severino», l’iniziale messaggio capace di gettare nello sconforto totale il chirurgo plastico di via del Monte.
Un tiro successivamente “addolcito” e corretto dall’arrivo del dispositivo firmato dal presidente Patrizia Mirra, da cui si evince chiaramente come la pena di un anno sia stata inflitta solo per la soppressione del verbale di sequestro ai danni della boutique Bruno e non per il contestato abuso d’ufficio per la vicenda Dar Impianti.
Una zolletta di zucchero insufficiente a scacciare l’amaro di una sentenza evidentemente giudicata ingiusta: «Sono amareggiato, voglio restare da solo a riflettere», le prime parole del leader locale del centrodestra, evidentemente provato da un’inaspettata mazzata.
Settantadue ore lontano da Torre del Greco per provare a mettere da parte la delusione e la rabbia e a ripartire al timone della maggioranza di palazzo Baronale: «No, la legge Severino non si applica: avevamo già studiato un’eventualità del genere», la rassicurazione ai suoi fedelissimi prima di chiudere le comunicazioni con il “mondo esterno”.
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