Ecco l’intervento dell’avvocato Luigi Vingiani, segretario nazionale confederazione giudici di pace, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 a Salerno:
Signor Presidente della Corte di Appello, Signor Procuratore Generale, rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura e del Governo, autorità civili, militari e religiose, colleghi, rappresentanti del foro e dell’accademia, signore e signori, nella mia qualità di rappresentante della Confederazione Giudici di Pace, rivolgo a Voi tutti un deferente saluto.
Desidero innanzitutto ringraziare l’Eccellentissimo Signor Presidente della Corte d’Appello per aver concesso anche quest’anno alla Confederazione Giudici di Pace l’opportunità di partecipare a questo evento in rappresentanza degli Uffici del Giudice di Pace.
E’ ormai noto l’apporto fondamentale della magistratura di pace al sistema giustizia ed alla risoluzione delle vertenze che interessano più da vicino i cittadini, le piccole e medie imprese, le famiglie, i cittadini di paesi terzi, che vengono trattate e decise con una tempistica esente dalla Legge Pinto e a costi contenuti.
1. La riforma della magistratura onoraria.
Lo scorso anno ha visto il completarsi dell’iter legislativo con l’entrata in vigore della Legge delega di riforma della magistratura onoraria, la Legge 28 aprile 2016 n. 57 e con l’emanazione del primo decreto legislativo attuativo, il D.lgs. 31 maggio 2016 n. 92 che ha disciplinato la conferma nell’incarico di tutti i magistrati onorari ed ha regolamentato la sezione autonoma del Consiglio Giudiziario per la Magistratura Onoraria.
Gravi perplessità suscita la previsione del limite di durata, poiché lesivo del principio dell’autonomia ed indipendenza della magistratura, principio collegato all’esercizio della funzione giudiziaria e non alla natura del rapporto di servizio con l’amministrazione dello Stato.
Sul punto occorre precisare che la possibilità concessa al Giudice di Pace di chiedere il rinnovo degli incarichi sino al raggiungimento del limite di età non costituisce in alcun modo stabilizzazione.
2. I prossimi decreti attuativi della Legge Delega.
È in attesa di essere portato all’esame del Consiglio dei Ministri il secondo decreto legislativo di attuazione della magistratura onoraria per la disciplina c.d. ‘a regime’, ossia di coloro che intraprenderanno il percorso professionale di magistrato onorario, prevedendone la durata dell’incarico, le modalità d’impiego e le tutele previdenziali ed assistenziali.
Interverrà un successivo decreto per la disciplina del regime transitorio dei magistrati onorari (gdp, got e vpo) in servizio.
Al riguardo non si può rilevare la grave anomalia dovuta al fatto che prima che il ministro adottasse il provvedimento è stato diffuso alla Scuola Superiore della Magistratura, quello che si afferma essere il possibile contenuto dello stesso.
Tale metodologia oltre ad essere singolare è quantomai grave in quanto afferma come definitive scelte che ancora non sono state adottate e precisate dal Governo, altera quello che è il percorso istituzionale di formazione normativa.
Senza contare che in questo modo sostanzialmente si altera anche quello che è il ruolo della Scuola Superiore della Magistratura ossia di formazione e non di promozione di scelte legislative che spettano alla politica governativa nell’attuazione della delega ed al Parlamento.
Altresì da sottolineare è la circostanza che nel corso dei tavoli tecnici e da ultimo alla Festa della Giustizia tenutasi a Genova il 03.09, il Ministro aveva assicurato che vi sarebbe stato un ulteriore incontro con tutte le associazioni di categoria per un confronto sui decreti delegati che attengono questioni fondamentali per l’autonomia del magistrato, quali ad esempio la retribuzione, confronto, che è stato continuo per tutto il procedimento di formazione della delega.
Nel merito del contenuto dei decreti si osserva, in primo luogo che la previsione generale dell’utilizzo della magistratura onoraria per una volta a settimana e con conseguente carico ridotto rispetto al magistrato togato pone gravissimi problemi organizzativi agli Uffici Giudiziari.
Attualmente i giudici onorari (GdP e GOT) svolgono in media quindici udienze al mese, mentre i vice procuratori onorari arrivano anche a 4/5 udienze settimanali, stante il carico di lavoro attuale presso gli uffici giudiziari e di procura.
L’utilizzo della magistratura onoraria, secondo la previsione, comporterebbe la necessità di quadruplicare, come minimo, il numero dei magistrati onorari (GdP, Got e Vpo) rispetto agli attuali.
Il completamento degli organici per consentire di attuare tale progetto non potrebbe essere realizzato nel breve tempo, stante la non sostenibilità finanziaria di una spesa immediata.
E’ pertanto necessario, per garantire il funzionamento del sistema giustizia e, conseguentemente, l’esercizio della giurisdizione, prevedere nel terzo decreto attuativo una disciplina diversa che tenga conto delle necessità immediate degli uffici giudiziari e che consenta un utilizzo a tempo pieno della magistratura onoraria (con conseguente diversa retribuzione), in via eccezionale e provvisoria, per i magistrati in servizio, stante la temporanea e particolare situazione in atto.
Secondariamente, sotto il profilo dell’attività del magistrato onorario, occorre rilevare la necessità che, pur rimanendo all’interno dei canoni costituzionali e della normativa europea, venga considerata la diversa situazione dei magistrati onorari in servizio, i quali ormai da quasi vent’anni hanno svolto le funzioni, senza alcuna garanzia di carattere previdenziale ed assistenziale e senza alcuna regolamentazione delle modalità di svolgimento della loro attività.
Infine, una simile scelta espone lo Stato Italiano a procedure di infrazione per violazione del principio di divieto di discriminazione di cui alla clausola 4 dell’accordo quadro recepito dalla direttiva 1999/70/CE, dovendosi garantire una retribuzione in funzione della anzianità di servizio e non un sostanziale livellamento di chi svolge le funzioni da quasi vent’anni a chi inizia il percorso professionale di magistrato onorario.
A causa di queste gravi omissioni da parte del legislatore nazionale, ormai la quasi totalità dei magistrati onorari non ha potuto dedicarsi ad altra attività lavorativa, se non in misura estremamente residuale.
Conseguentemente, è necessario prevedere una disciplina transitoria diversa da quella a regime, sulla base dell’eccezionalità della situazione in atto, che preveda l’impiego a tempo pieno della magistratura onoraria ed una conseguente retribuzione che consenta di far fronte economicamente alle esigenze quotidiane di vita.
A tal riguardo, nella seduta n. 615 di giovedì 28 aprile 2016 sono state approvate, con parere favorevole del Governo, le raccomandazioni n. 9/3672/8 a firma dei Deputati Tartaglione Giuseppe Guerini e Greco e n. 9/3672/17 a firma dei deputati Molteni, Guidesi e Invernizzi che impegnano il governo a garantire ai magistrati onorari in servizio una retribuzione adeguata e rispettosa della funzione.
Trattasi di un problema che non è solo di rispetto di principi costituzionali ossia di disciplinare in modo diverso situazioni differenti, ma anche e soprattutto un problema di natura politico.
Quale forza politica e di governo potrà affermare di tutelare il diritto dei lavoratori e di garantire una dignità nello svolgimento dell’impiego qualora non garantirà una retribuzione in grado di consentire il sostentamento a quasi cinquemila famiglie di magistrati onorari che hanno svolto il servizio per vent’anni, senza alcuna tutela previdenziale ed assistenziale?
Quale politica potrà dire agli italiani di essere in grado di risolvere il problema dell’occupazione del nostro paese quando la soluzione che ha prospettato per la magistratura onoraria è quella di ridurre le retribuzioni e poi ‘licenziare’ magistrati ad una età che non gli consentirà più di entrare nel mercato del lavoro?
La nostra riforma non è soltanto una riorganizzazione della magistratura onoraria, ma un banco di prova della politica e del governo in materia di lavoro, con la conseguenza che un eventuale provvedimento che non garantirà la necessaria tutela retributiva e, in genere, lavorativa ai magistrati onorari in servizio, diverrà, il “MANIFESTO DELLA POLITICA SUL LAVORO” di chi lo ha emesso e approvato.
CONCLUSIONI
Nonostante le gravi difficoltà e sfide che attendono la magistratura onoraria e le pensanti incertezze sul nostro futuro, continueremo a svolgere il nostro servizio, con autonomia ed indipendenza e con professionalità e dedizione con il solo fine di garantire il corretto svolgimento della giurisdizione, nel superiore interesse della Giustizia e del nostro Paese.
Con questo spirito, che è di servizio nei confronti di tutti, ci auguriamo che l’anno appena iniziato sia foriero di un lavoro sereno e proficuo per tutti gli operatori della giustizia, nell’interesse superiore dello Stato.