Ercolano. Il clan Fragnoli di Mondragone elargiva raccomandazioni per i ricoveri nelle cliniche del casertano. E tra i clienti “eccellenti” del “day hospital” della camorra c’era anche Giovanni Birra, padrino di Ercolano e storico alleato della malavita del litorale Domitio.
E’ uno dei retroscena della “santa-alleanza” tra i clan di Ercolano e i Casalesi venuto fuori dalle parole del pentito Ciro Savino, rappresentante di punta dei “vuoti a perdere”, il cartello criminale a conduzione familiare vicino al clan di Giovanni Birra. Secondo il pentito il padrino della cosca con base in via Cuparella – all’epoca in lotta per il controllo degli affari illeciti con gli Ascione-Papale – avrebbe chiesto un favore a un vecchio amico.
Quell’amico si chiama Giuseppe Fragnoli ed è considerato uno dei boss della cosca di Mondragone, un pezzo da 90 della malavita casertana. Il suo nome è recentemente finito anche al centro di alcune inchieste sulla camorra connection che gestiva e pilotava, in provincia di Caserta, il sistema rifiuti incassando milioni di euro. A raccontarlo è lo stesso Savino, in un verbale di qualche anno fa recentemente finito al centro di un provvedimento cautelare a carico del padrino di corso Resina.
Nelle parole del pentito c’è un retroscena inedito relativo al patto di ferro sancito sull’asse Ercolano-Mondragone. «Proprio grazie a Giuseppe Fragnoli Giovanni Birra si venne a ricoverare, sempre in quel periodo in una clinica privata del casertano. Se non sbaglio Birra soffriva problemi di ernia». Un ricovero che avvenne nel 2001, nel giorno in cui i killer dei Birra uccidevano a Ercolano Nicodemo Acampora, uomo accusato di far parte del clan Ascione-Papale.
Una coincidenza che spinse lo stesso Savino, assieme a Gerardo Sannino – killer oggi pentito – a vigilare sul sonno del boss, per paura che la sete di vendetta dei nemici spingesse il clan Ascione sulle tracce del padrino ricoverato con il placet del boss di Mondragone. «Ricordo che quando Birra era ricoverato io e Gerardo Sannino vigilavamo sulla sua incolumità», le parole ripetute dal collaboratore di giustizia. Due anni dopo Giovanni Birra ricambiò il favore a Fragnoli. Era il 2003 e a Mondragone veniva massacrato Giuseppe Mancone. Delitto commesso da Salvatore Cefariello – killer dei Birra condannato per questo omicidio – e commissionato proprio dai clan di Mondragone.
Nell’ambito dell’alleanza con la malavita casertana emerse anche che alcuni boss di Ercolano- all’epoca latitanti – avrebbero trovato rifugio sul litorale Domitio grazie ai “favori” della malavita locale. Retroscena di una delle tante alleanze messe in piedi, negli anni della guerra di camorra, dai boss Giovanni Birra e Stefano Zeno. Le sentenze definitive e le parole dei pentiti hanno dimostrato che i Birra avevano rapporti e legami anche con i Gionta di Torre Annunziata e i Lo Russo di Napoli. Patti di ferro realizzati più che altro per colpire i nemici durante la faida di camorra. I soldati dei “valentini” e i killer dei “capitoni” di Miano sono finiti a processo, nell’ambito di diverse inchieste dell’Antimafia, proprio per aver partecipato alla mattanza di Ercolano. La faida delle vendette che nel giro di 10 anni – dal 2000 al 2010 – ha prodotto oltre 60 morti ammazzati.