Torre del Greco. Un calvario lungo 5 anni per portare a casa le briciole dei soldi spariti nel buco nero del crac della Deiulemar compagnia di navigazione. A oggi, le 13.000 famiglie di risparmiatori travolte dal fallimento da 800 milioni di euro dell’ex colosso economico di via Tironi si sono viste accreditare il misero 1% arrivato lo scorso autunno e sono in attesa dell’ulteriore 2% già depositato dalla curatela della società di fatto messa in piedi dagli armatori-vampiri: praticamente nulla, a dispetto delle battaglie portate avanti in tutte le sedi giudiziarie di Torre Annunziata e Roma.
Numeri, al momento, capaci di fare nascere qualche rimpianto legato alle proposte avanzate dalle famiglie Della Gatta-Iuliano-Lembo all’indomani dello scoppio dello scandalo. Era passato esattamente un anno dal verdetto emesso dal giudice Massimo Palescandolo del tribunale di Torre Annunziata, quando gli armatori-vampiri – attraverso i propri legali – arrivarono a offrire 170 milioni di euro per scrivere la parola fine alla «caccia al tesoro» degli investigatori, alla battaglia legale sulla «società di fatto» e alle aspettative economiche delle vittime della cosiddetta Parmalat del mare.
Una proposta formulata direttamente alla curatela fallimentare della Deiulemar compagnia di navigazione sotto forma di transazione in corso d’opera che – sotto il profilo delle percentuali – avrebbe migliorato sensibilmente il concordato preventivo presentato a metà aprile del 2012. L’offerta presentata dai vertici delle famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo – a differenza dell’accordo-truffa al 52% di cui solo il 23% in contanti – ruotava intorno alla restituzione cash dei soldi in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo penale che si era aperto davanti ai giudici del tribunale di Roma e all’azione fallimentare nei confronti della presunta «società di fatto» costituita dagli otto imputati per la bancarotta fraudolenta da 800 milioni di euro.
Il «piano di rientro» presentato a Torre Annunziata venne poi bocciato dopo essere passato al vaglio del comitato dei creditori, pronto a rifiutare l’offerta e andare avanti per inseguire il sogno del recupero totale dei soldi investiti dalle vittime del crac che rischia di mandare gambe all’aria l’economia della città del corallo. Un sogno a oggi – a 5 anni di distanza dal fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione – fermo solo al 3%.
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