Era assieme a Lapo Elkann la notte tra il 9 e il 10 ottobre 2005, quando il rampollo di casa Agnelli venne ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Mauriziano di Torino, a causa di un’overdose per un mix di oppio, cocaina ed eroina dopo una notte in compagnia di più transessuali. Patrizia B., all’anagrafe Donato Broco, all’epoca 53enne, fu il primo a chiamare l’ambulanza.
Ora, a distanza di 12 anni, ospite di Luca Telese a ‘Bianco e Nero’, su La7, Patrizia ha ripercorso la vicenda in un’intervista fiume. “Lapo è attratto dal mondo trans, adora le trans – afferma – Oltre al fatto di Manhattan (nel novembre 2016 Elkann venne arrestato e poi rilasciato dalla polizia di New York per aver simulato un sequestro, ndr) mi sembra che sia successo anche a Parigi e Milano. Gli piace il pericolo, è un ragazzo debole, ma con un grande cuore”.
Patrizia racconta di aver conosciuto il rampollo per caso: “L’ho conosciuto casualmente a Corso Massimo a Torino – spiega – era alla guida di una grande macchina. Non mi piacque e lo mandai via. Non sapevo chi fosse, ma girava voce che c’era questo rampollo. Mi hanno spiegato come era fatto e ho capito di aver perso un buon cliente”. “Il suo giorno era la domenica – racconta ancora Patrizia – ma Lapo frequentava altre mie colleghe, era un habitué. Quando usciva non prendeva alcuna precauzione, cambiava sempre macchina, usava addirittura modelli che dovevano ancora uscire”.
Patrizia svela inoltre alcuni dettagli dei loro incontri: “Veniva a inizio serata, verso le 11 – prosegue – faceva il sarto, si faceva consegnare delle forbici e poi faceva dei vestitini che noi dovevamo indossare. Eravamo sempre in tre, ci divideva i compiti. Un elemento così da solo non lo reggi tante ore, ci chiedeva di tutto”. Una serata con Patrizia poteva raggiungere cifre considerevoli. “Lapo non portava mai soldi con sé, pagava sempre il giorno dopo – chiosa – o in contanti, oppure staccava un assegno. Una serata, a seconda di come si prolungava, poteva costare dalle 2 alle 3mila euro a testa”.
La sera tra il 9 e il 10 ottobre 2005, però, le cose andarono diversamente: “Era reduce da un’altra festa, con me c’erano anche una brasiliana e un travestito – spiega Patrizia – quella sera, come al solito presi la sua macchina per andare a prendere i soldi. Lui mi dava il bancomat con il pin, io ritiravo i soldi. 500 euro era l’importo massimo, poi andavo a comprare cocaina. Quella notte verso la fine ebbe come un mancamento. Mi disse ‘Posso stare a dormire da te?’. La mattina mi svegliai presto, lo sentii rantolare. Provai a scuoterlo, ma niente. Quando capii che non avrebbe risposto, chiamai il 118. Poteva passare dal sonno alla morte”.
Dopo quella notte, Patrizia non è mai stata contattata dai famigliari o dai legali di Lapo: “Mai un ringraziamento, tranne una lettera anonima scritta su una carta elegante – rimarca Patrizia – e con una grafia che denotava una certa età. Credo fosse una persona anziana”. Dopo quella sera “ho perso tutta la clientela – conclude – c’è stato come un connubio, Lapo-Patrizia. Da allora non l’ho mai più sentito o visto”