«Di nuovo spari ieri sera al Rione Sanità. Oggi Enzo De Caro e Marco Zurzolo sono nel quartiere per raccontare alla città le bellezze culturali, artistiche e storiche. Le due facce della stessa medaglia. La Sanità è perfetto paradigma di un’intera città. Da una parte chi lotta, ci crede, ama Napoli, dall’altra chi la vuole sporcare, chi spera che nulla cambi per continuare nei propri affari, nel seminare rassegnazione». All’indomani della sparatoria che, nella prima serata di sabato, ha nuovamente seminato il terrore tra la gente del Rione Sanità, il presidente della Terza Municipalità, Ivo Poggiani, affida a Facebook il suo sfogo contro l’escalation di criminalità nel quartiere. «La nuova centralità di attenzione mediatica e politica che, grazie al lavoro di tanti, sta avendo il quartiere – scrive Poggiani – fa sì che Municipalità, Comune e Regione in qualche modo assumano la partita di rilancio del territorio. Sulla prefettura abbiamo fatto nell’ultimo periodo un lavoro, per così dire di sensibilizzazione che – speriamo – con il nuovo prefetto che si insedia domani, dia i suoi frutti. Quello che per me e per tanti cittadini invece rimane un grande punto interrogativo è il ruolo della questura. È abbastanza scontato dire che con la sola repressione non si risolve nulla. Per cambiare i quartieri ci vuole cultura, scuola, politiche sociali e del lavoro, investimenti seri sulla riqualificazione urbana. Soggetti e famiglie di camorra dovrebbero essere monitorati costantemente dalle forze dell’ordine. Allora non capisco – rimarca Poggiani – come sia possibile che si possa sparare in tutta libertà. Lo dico da presidente di Municipalità, penso che ci sono istituzioni che stanno almeno provando ad interrogarsi rispetto all’essere parte attiva di un processo di riqualificazione. E altre che stanno a guardare semplicemente o che sbagliano qualcosa. Non si può più pensare che nel 2017 la camorra spari e da parte dello Stato non ci sia risposta».
CRONACA
12 febbraio 2017
Sparatoria alla Sanità, Poggiani: «La camorra spara e lo Stato continua a guardare»