Portici, viaggio nell’inferno di via Dalbono tra le costruzioni dimenticate dalle istituzioni
CRONACA
21 febbraio 2017

Portici, viaggio nell’inferno di via Dalbono tra le costruzioni dimenticate dalle istituzioni

metropolisweb

Portici. Uno stradone grigio a pochi passi dal centro di Portici, formato da un agglomerato di case popolari che ospitano centinaia di famiglie, tra vecchie abitazioni in cemento e amianto, costruite dopo il terremoto del 70 per ospitare gli sfollati.

Un soluzione abitativa temporanea, o almeno così sarebbe dovuto essere. La vita all’inferno, trascorre nel degrado più totale e le istituzioni sembrano essersi dimenticate dei bambini costretti a vivere tra tossicodipendenti, immondizia e delinquenza.

Appena si varca la soglia del plesso abitativo c’è un piazzale posto tra gli ex alloggi dei terremotati, dove tra siringhe e rifiuti, i bambini, quotidianamente trasformano i detriti in porte da calcetto e giocano, come se fosse la cosa più normale del mondo e, in effetti lo sarebbe.

Mentre poco più distante c’è una bambina che avrà al massimo 8 anni, senza la presenza dei genitori gioca con il lulla op, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, è capace di radiare una felicità tra degrado e abbandono, che se non fosse per gli schizzi di sangue di un recente pestaggio che dipingono le mura di una casa a due passi dalla bimba, sarebbe quasi in grado di cancellare il marcio di quella terra desolata e dimenticata. Mentre i ruderi, allargati abusivamente dalle famiglie che li hanno occupati per anni diventano i rifugi perfetti per giocare a nascondino, durante la sera e nelle prime ore pomeridiane i tossici consumano ogni tipo di sostanza stupefacente, sprezzanti della presenza dei bambini a due passi da loro. I luoghi comuni utilizzati da bambini e residenti sono invasi da siringhe ancora sporche di sangue, aghi e lacci emostatici, così come le mura e i pavimenti. Assenti le forze dell’ordine e le istituzioni, la routine di via Dalbono resta sempre uguale: la vita di chi ci vive continua tra carcasse di motorini rubatati, auto abbandonate e tracce della presenza di tossicodipendenti in ogni angolo. . Perché non c’è solo il degrado e l’abbandono, ma anche un problema all’impianto fognario, rientrante nelle priorità dei tanto attesi lavori di riqualificazione, che però non sono mai stati eseguiti. I pozzi neri della zona sono sempre intasati e la puzza e il fetore fanno da cornice a quello, che già è uno scenario a dir poco degradante. Nel tempo, però, via Dalbono – per decenni piazza di spaccio gestita dai clan camorristici locali -, qualche passo in vanti lo ha fatto, infatti, dalla vendita al dettaglio della droga all’ombra dei palazzoni, alle rapine e furti, ora la situazione sembrerebbe essersi stabilita, in uno stallo che però continua a rappresentare per i residenti una discesa all’inferno.