Torre Annunziata. «Avrei preferito avere mia madre viva piuttosto che ottenere 800.000 euro. Che me ne faccio dei soldi?». Taglia corto Giuseppe, fratello di Salvatore e figlio di Matilde Sorrentino, la mamma-coraggio ammazzata il 16 marzo del 2004 perché aveva denunciato i pedofili del rione Poverelli che approfittarono di suo figlio. Il killer Alfredo Gallo entrò in azione sotto la sua abitazione: una pioggia di piombo spezzò la vita della donna, proprio sotto gli occhi di suo figlio.
L’inferno per Salvatore e Giuseppe era cominciato quasi dieci anni prima, nel 1995: all’interno della scuola del rione Poverelli i due bambini finirono nelle grinfie di pedofili. Dopo averli storditi, gli orchi approfittavano di loro, violentandoli e fotografandoli. Matilde capì tutto e iniziò la sua battaglia, fino all’arresto dei pedofili. Sette anni più tardi fu uccisa per vendetta. Oggi la corte d’Appello di Napoli ha riscritto la storia dell’orrore a Torre Annunziata, riconoscendo ai figli di mamma-coraggio un risarcimento record perché è stato negato loro il diritto all’infanzia.
A pagare gli 800.000 euro sarà il ministero dell’Istruzione, perché la scuola avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei due bambini. «La sentenza rende giustizia a mia madre, ma le ferite restano aperte», racconta Giuseppe con un filo di voce il giorno dopo il verdetto atteso per 13 anni.«A Torre Annunziata è iniziato il nostro inferno – racconta dopo anni di silenzio – ieri mi ha chiamato mio fratello e mi ha comunicato della vittoria in tribunale. Ma quei soldi non cancellano le ferite». Poi aggiunge: «Siamo grandi, siamo cresciuti tra mille difficoltà ma quei giorni non si dimenticano. Ci hanno tolto la cosa più importante, nulla e niente potrà ripagare il nostro inferno».
Il risarcimento economico non restituirà Matilde ai suoi figli:«Quei soldi non riporteranno mamma in vita – il dolore di Giuseppe – non sono una vittoria, sono l’ennesima occasione per aprire una ferita». Infine un appello alle scuole:«Proteggete i bambini, sempre».