«Pisano Facci Strada», c’era scritto su un “due aste” che s’apriva fiero in Curva Sud, tra migliaia di sciarpe tese. Geniale gioco di parole, in un tempo che stuzzicava sogni e solleticava la fantasia. Anno (di grazia) 1994/’95, per Mauro Facci era già il terzo campionato con la maglietta granata, e fu quello della consacrazione. «Giocavamo un gran calcio, Salerno ci trascinò in una cavalcata entusiasmante. Che peccato non averla portata a termine», è l’umanissimo rimpianto, anche più d’un ventennio dopo, per l’attuale direttore sportivo del Latina, avversario della Salernitana nel lunedì di Pasquetta.
Il grande ex
«Il mio ritorno all’Arechi è sempre un’emozione forte, come la prima volta. Sembra banale, ma per uno come me, che ha vissuto quel periodo indimenticabile, non può che esser così», parola del mancino che consumava la fascia tra spinta e ripiegamenti imposti dal 4-3-3 di Delio Rossi. Memoria d’un lustro magico, cominciato nel 1992, provenienza – manco a dirlo – Latina, e concluso nel 1997, quando Mauro si scucì l’ippocampo dal petto per cominciare la nuova avventura con il Napoli. Di mezzo 132 partite in granata, segnando pure 3 gol. Il più bello, quello che non si scorda mai, proprio in piena epoca «Pisano Facci Strada», arrivò contro il Verona, mica un match qualsiasi…
Quella domenica speciale
Era il 21 maggio 1995: sul Lungomare di Salerno il danese Rolf Sorensen sprintava battendo Francesco Frattini e il francese Francois Simon sul traguardo della nona tappa del Giro d’Italia che avrebbe incoronato in maglia rosa lo svizzero Tony Rominger. Qualche chilometro più a Sud, invece, nello stadio con il nome da principe, la Salernitana ne faceva 4 all’Hellas di Bortolo Mutti. I marcatori? Facci al 62’, Giovanni Pisano due volte (66’ e 70’, la seconda su rigore) e Pietro Strada al 90’. Sì, proprio gli stessi dello stendardo degli ultras, però in ordine sparso. Quel successo (finì 4-1) fu aperto proprio dal terzino pontino, che recuperò un pallone sull’out sinistro e fece di ghiaccio Gregori con una stoccata micidiale. Un diagonale così affilato che “bucò” (nel senso letterale, non metaforico) la rete della porta su cui s’affaccia la Curva Sud. Roba da Holly e Benji, il cartone animato-tormentone d’una generazione di “bambini calciofili”. Però quel gol era vero, e infatti l’arbitro, Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto, lo convalidò.
Tra passato e presente
Dell’avventura all’ombra del Castello d’Arechi, che porto con sé una promozione dalla C1 alla B nel 1994 e due beffardi quinti posti tra i cadetti (andavano in A le prime quattro classificate) nelle stagioni seguenti, Facci conserva un unico rammarico: «Avremmo meritato la massima serie, perderla all’ultima giornata, per due anni consecutivi, brucia ancora se ci ripenso». Eppure, oggi, il ds del Latina ha ben altro su cui concentrarsi e tormentarsi. «Come va qui? Abbiamo attraversato momenti migliori», glissa con un riso amaro che sintetizza il dramma sportivo (e forse non solo) d’una società fallita (prima asta deserta), che per difendere la categoria dovrà resistere alla precarietà d’un’amministrazione “provvisoria” e a una grandinata di punti di penalizzazione (2 già inflitti, altri in arrivo). «È difficile, psicologicamente, pensare solo al campo quando ci sono problemi più grandi. Però noi non molliamo, pensiamo di potercela ancora fare e combatteremo sino all’ultimo per riuscirci».
Vista da avversario
Missione complessa, per i pontini, che lunedì ripartiranno da Salerno come ultimi in classifica e contro una Salernitana che deve ricominciare a marciare dopo aver “bucato” la trasferta di Terni. «Avremo di fronte una squadra motivatissima, oltre che di valore – chiosa Mauro Facci -. I granata, nella gestione Bollini, sono in grande rilancio. Nelle ultime settimane hanno messo in fila sei risultati positivi, di cui quattro vittorie consecutive, non sarà certo la sconfitta di sabato scorso a scoraggiare pubblico e calciatori nella ricorsa ai play-off. E poi conosco bene il calore di quello stadio». Che lunedì gli (ri)chiederà «facci strada», pure se stavolta senza Pisano né “due aste”, e con le iniziali minuscole…