Ercolano. Il destino dell’amministrazione comunale di Ercolano potrebbe essere appeso a un filo. O meglio a un feeling che non si è mai spezzato: quello tra il sindaco Ciro Buonajuto e il suo “mentore”, l’ex premier Matteo Renzi.
Le primarie del prossimo 30 aprile possono, infatti, rappresentare un crocevia fondamentale per la storia recente del Pd e anche per quella del Comune vesuviano diviso tra scavi e Vesuvio. Non è un mistero che tra Renzi e Buonajuto ci sia un’amicizia di vecchia data.
Un’amicizia nata all’alba delle primarie del 2012 e rinsaldata dall’entrata in scena di Raffaele Cantone, il magistrato che l’avvocato di Ercolano ha fatto conoscere all’ex sindaco di Firenze.
Le prove, per ora, non ci sono. Ma gli indizi abbondano. L’ultimo, in ordine di tempo, è la scelta di Buonajuto come capolista del collegio 9 per l’assemblea nazionale dei dem. Una scelta che conferma la fiducia di Renzi nei confronti del suo pupillo, considerato dall’ex premier uno dei referenti più fidati del partito in Campania, se non l’unico agli occhi del re dei rottamatori.
E se i renziani vesuviani dovessero battere la concorrenza del ministro Andrea Orlando e del governatore della Puglia Michele Emiliano – entrambi in corsa per lo scettro dei dem – magari con una buona affermazione – allora per il rottamatore di Ercolano potrebbero aprirsi le porte del Parlamento.
Un’ipotesi già accennata negli anni scorsi e che oggi potrebbe diventare realtà, nonostante le promesse ripetute in questi anni dal sindaco: «Il mio sogno è governare la mia città per 10 anni», ha ripetuto a più riprese Buonajuto ogni volta che – tra Leopolda e rumors – veniva fuori il suo nome associato al volto dell’ex premier.
Nonostante le promesse, però, sarebbe impossibile per Buonajuto resistere alle avances dell’amico Renzi nel caso di una vittoria schiacciante alle primarie e di voto anticipato. L’ex sindaco di Firenze potrebbe, infatti, sfruttare l’immagine mediatica del primo cittadino di Ercolano per trasformarlo nel simbolo della rottamazione-bis.
Ipotesi, indiscrezioni che da Roma corrono nelle strade e nei vicoli di Ercolano. Qualora Buonajuto scegliesse di accontentare il suo amico-mentore, nel Pd locale potrebbe aprirsi una guerra di successione senza precedenti, forse anche più caotica di quella che nel 2015 ha portato alla scissione del partito.
Indizi, almeno per ora. Che potrebbero trasformarsi in prove concrete l’1 maggio. Il giorno dopo le primarie nazionali del Pd. Il voto dal quale potrebbe dipendere anche il destino amministrativo della città vesuviana. Un destino appeso a un filo. O meglio appeso a un feeling.