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Birra più pericoloso di Riina. Il boss di Ercolano trasferito nel super carcere di Sassari
CRONACA
25 maggio 2017
Birra più pericoloso di Riina. Il boss di Ercolano trasferito nel super carcere di Sassari
metropolisweb

Ercolano. Giovanni Birra, il capo dei capi della camorra del Miglio d’Oro, il boss pluri-ergastolano di Ercolano finisce nell’Alcatraz italiana, il super carcere di Sassari costruito proprio per i super boss reclusi al regime del 41bis. La decisione è arrivata qualche mese fa, a quasi due anni esatti dall’apertura della sezione speciale del carcere di Bancali. 

Il carcere durissimo 

Inaugurata a metà del 2015, l’ala di massima sicurezza del penitenziario sardo è finita, proprio qualche giorno fa, al centro delle pagine di cronaca. Il motivo ? Alcuni permessi accordati ai detenuti che hanno spinto sull’isola dei reclusi la commissione parlamentare Antimafia. I giornali, in questi anni, hanno definito il penitenziario di Sassari come il “carcere durissimo”. E non è uno scherzo. Qui i carcerati vivono in celle da 12 metri quadrati divise in blocchi. Sono limitati al massimo i movimenti e i contatti tra i vari boss e l’ora d’aria si svolge in piccolissimi cortili attigui alle celle. Tutta una vita in pochi metri. Il nuovo grande incubo per i padrini italiani. 

I 90 boss italiani 

Con il trasloco a Sassari, Giovanni Birra entra di fatto nell’inferno dei boss più pericolosi d’Italia. L’ala di massima sicurezza del penitenziario sardo – intitolata all’agente Giovanni Bacchiddu, ucciso nel 1945 mentre tentava di fermare un’evasione – è stata costruita per i super boss. E la direzione nazionale Antimafia, assieme al Dap (Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria) ha deciso di selezionare i detenuti tra i mafiosi più pericolosi d’Italia inseriti nell’elenco dei 750 reclusi al regime del 41 bis. 

Birra “peggio” di Riina 

Nel super-carcere non c’è il capo dei capi di Cosa Nostra, Totò Riina che si trova a Parma. Ma tra gli “ospiti” di lusso del penitenziario sardo, ci sono padrini che hanno fatto la storia delle mafie. C’è Leoluca Bagarella, cognato di Riina e braccio armato del clan dei Corleonesi. E’ accusato di centinaia di omicidi. Poi i vertici della ‘ndrangheta e i boss più importanti e influenti della camorra. Gente del calibro di “Sandokan”, al secolo Francesco Schiavone, numero uno del clan dei Casalesi. E ancora Igniazio Ribisi, braccio destro di Bernardo Provenzano, poi il boss degli scissionisti di Secondigliano, Raffaele Amato. L’elité – se così si può definire – del crimine organizzato in Italia. 

Il curriculum del boss 

Ma Giovanni Birra a padrini e sicari che dormono nelle celle vicine alla sua non ha nulla da invidiare. Deve scontare una serie infinita di ergastoli e condanne in quanto ritenuto il mandante di almeno una dozzina di omicidi commessi durante la faida di Ercolano, la mattanza di camorra che ha visto protagonista il suo clan – i Birra-Iacomino – e i nemici degli Ascione-Papale, la cosca con base e interessi anche a Torre del Greco. Birra fu capace di creare una mega alleanza con i clan Gionta e Lo Russo e architettare alcuni dei delitti più cruenti che ricordi la storia delle guerre di camorra. Una volta fece uccidere un ragazzo sotto casa sua perché voleva godersi lo spettacolo in diretta dal suo terrazzino. 

La fine di un’era 

Il clan Birra, di fatto, non esiste più. Chi non si è pentito o è in carcere o è morto ammazzato. In questi anni Giovanni Birra non ha però mai nemmeno accennato a una collaborazione. Nonostante si trovi recluso da decenni al 41 bis. Chissà se il padrino della faida, l’uomo degli omicidi e il boss delle vendette di sangue riuscirà a resistere al super carcere creato a posta per i super boss. 

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