Lite con i paparazzi, Gigi D’Alessio evita guai. Dopo dieci anni si chiude con un sospiro di sollievo il processo in cui il cantante era accusato di rapina. La Procura di Roma aveva chiesto una condanna durissima: tre anni. Ma la prima sezione del Tribunale di Roma ha scagionato il cantante e il suo collaboratore Antonio Di Maria, pure lui a giudizio. Imputato per rapina, nei confronti di D’Alessio, i giudici hanno riqualificato il reato in esercizio arbitrario delle proprie funzioni ed è scattata la prescrizione. Lo stesso è avvenuto per Di Maria.
La bufera scoppiò l’11 gennaio 2007. D’Alessio si trovava nella sua villa all’Olgiata quando fu avvertito dai custodi della presenza di fotografi “impegnati” a immortalare la residenza. D’Alessio decise di uscire di casa e raggiungere i paparazzi. Al suo fianco anche Di Maria. Tensione alle stelle e anche una colluttazione, come dichiarato nell’ultima udienza proprio da D’Alessio. “Chiesi solo le immagini, ma mi dissero che non avevano fotografato niente” la versione del cantante. I paparazzi, alla fine, consegnarono le macchine fotografiche a D’Alessio. Secondo la Procura di Roma, si trattò di una rapina. Finito a processo assieme a Di Maria – imputati entrambi anche per l’ipotesi di esercizio arbitrario delle proprie funzioni – D’Alessio rischiava tre anni così come richiesto al termine della requisitoria dal sostituto procuratore di Roma Cristiana Macchusi. Per Di Maria, invece, era stata invocata una pena più alta: quattro anni e sei mesi. Difesi dagli avvocati Gaetano Inserra e Gennaro Malinconico, entrambi sono stati scagionati dalla prima sezione penale del Tribunale di Roma.