“Nell’area metropolitana di Napoli questa tornata per le amministrative è andata bene per il Pd. Se posso usare una metafora, direi che il bicchiere per noi è pieno a tre quarti. Non dobbiamo però fare l’errore di ignorare quel quarto di bicchiere vuoto”. All’indomani dei ballottaggi, la deputata ed ex candidata a sindaco Pd, Valeria Valente analizza i risultati in provincia dove il partito raggiunge una percentuale – intorno al 15% – poi non così distante da quell’11% alle scorse amministrative per cui finì sulla graticola. E su un Mario Casillo sempre più forte e pronto a sfidare su Napoli i dirigenti Pd e De Luca, sottolinea il ruolo che ha avuto nella partita elettorale il presidente della Regione Campania e avverte: “No ai partiti personali”, chiedendo infine un Congresso che rifondi la segreteria provinciale, ma anche quella regionale.
Onorevole Valente si parla in queste ore di grande vittoria del Pd in Campania. Merito dei candidati sindaco o del partito?
“Ci sono stati quattro fattori che hanno determinato la vittoria: la forza di alcune esperienze di governo con candidati come Cuomo e Figliolia, la strategia di investire su coalizioni ampie che hanno tenuto, un Pd che ha saputo essere unito intorno a candidati e coalizioni, infine, ma non ultima, la percezione di un’inversione di tendenza nel governo della Regione Campania targata Vincenzo De Luca”.
Il Pd sceglie l’usato sicuro: dov’è il cambiamento quando si propongono candidati come Cuomo e Ascione che tutto sono tranne che il nuovo?
“Da questo punto di vista il Pd sicuramente fa ancora fatica ad affermare una nuova classe dirigente e quindi ricorre a figure autorevoli forti sul territorio. Siamo un partito che potrebbe raggiungere il 25% e siamo fermi intorno al 15%, serve lavorare su un profilo politico programmatico più chiaro ed evidente, tutto ancora da costruire. E su questo creare alleanze e far emergere nuovi dirigenti”.
Intanto si affermano ancora una volta i capibastoni: Casillo domina nell’area vesuviana-costiera, intestandosi le vittorie di Torre e Pompei
“Il dato ottenuto alle elezioni non lo leggo in questo modo e se fosse così sarebbe un limite del Pd, spero non lo faccia nessuno perché allora sarebbe una vittoria amara e di poca cosa. Si vince e si perde tutti insieme. Abbiamo già pagato un prezzo alto con l’idea di un partito personale. Di certo esiste un protagonismo e attivismo di alcuni, Casillo ha espresso dei candidati, ma ha influito positivamente anche il lavoro che sta facendo la Giunta regionale. Esiste una comunità che ha tenuto perché nessuno ha sparato contro, del resto De Luca ha chiuso anche la campagna elettorale di Ascione. E infine dico di più: sono i sindaci a determinare le vittorie dei consiglieri regionali, non il contrario”.
Più che unità, c’è sfida: in un’intervista su Metropolis proprio Casillo ha invitato De Luca ad essere più umile e a fidarsi di chi come lui conosce il territorio
“Tutto il Pd deve essere più umile, dai segretari regionali e provinciali ai gruppi parlamentari. Riconoscere gli errori e cominciare a risalire la china: mi auguro che non si pensi di poter dire “Siamo il Pd del 15%”, c’è un grande lavoro da fare. Partendo dal riconquistare Napoli: se avessimo avuto un profilo politico e programmatico netto non avremmo fatto un accordo con uno come Luigi de Magistris, il cui movimento Dema esce nettamente ridimensionato in queste amministrative rispetto alle previsioni della vigilia fatte da molti. A maggior ragione la scelta del Pd di allearsi in Città Metropolitana appare contraddittoria e diventa difficile da spiegare se vogliamo porci come l’alternativa”.
Di sicuro il Pd si pone sempre più come partito moderato: la sinistra, l’anima rossa è stata spazzata via
“Attenzione a dividerci tra moderati e autentici interpreti della sinistra: quando è avvenuto questo, anche in passato, quando la sinistra si è presentata divisa ha sempre perso. A Roma, come a Napoli. Evitiamo di ripetere gli stessi errori. Come a livello nazionale la sinistra fa prevalere le visioni interne, anche localmente dobbiamo fare mea culpa sui rapporti di forza del Pd, provinciale e regionale, di questi anni. Basta pensare a come sono finite le primarie le ultime due volte al Comune di Napoli: ci siamo fatti del male da soli. Per questo quell’area più che sparita di certo si è indebolita, lasciando spazio ad un’altra cultura”.
Infine il Congresso, sarà l’ennesima conta di tessere?
“C’è bisogno di andare al Congresso sia per la segreteria regionale che provinciale con una visione della Campania, di Napoli e della città metropolitana per i prossimi 20 anni, non contando voti e tessere. Una strada quest’ultima già battuta, così come quella di costruire tutto intorno ad una persona: ripercorrerla significherebbe l’ennesima occasione persa per rilanciare il Pd”.