L’ esperienza alla guida del Frosinone condotto, in due anni, dalla Prima Divisione alla serie A, ha riportato agli onori della cronaca calcistica Roberto Stellone. E’ stato un buon giocatore, un attaccante di discreta tecnica individuale ma di pochi gol, che, per un attaccante, non è una pecca da poco. Poteva giocare sia da centravanti che da seconda punta perché poteva fare sia l’ariete (gran colpitore di testa) sia saltare l’uomo in dribbling.
Suo padre, Gaetano, era stato un modesto attaccante che non aveva fatto una gran carriera anche se, per due volte, con la Lazio aveva sfiorato la prima squadra.
Roberto sembra ripercorre lo stesso schema. Una buona C1 con la Lodigiani con una ventina di gol in quattro anni. Passa alla Lucchese in B e poi al Parma in A senza mai riuscire a esordire nella massima serie.
Sembra destinato alle piccole piazze
Un buon campionato con il Lecce in B favorisce il suo passaggio al Napoli. I partenopei stanno vivendo il periodo più travagliato della loro storia calcistica. Puntano al ritorno in serie A e Stellone con 10 reti in 36 partite diventa, per Novellino, una pedina importante per la riconquista della A. Arriva finalmente nel calcio che conta e al suo esordio segna alla Juve (il Napoli perde 2 a 1). Per un infortunio, gioca solo 3 partite e, forse anche per il suo mancato apporto, il Napoli retrocede ancora in B. Il Presidente Corbelli aveva iniziato con Zeman ma non aveva saputo attendere che il boemo “insegnasse” il suo calcio. Già a novembre lo aveva esonerato, affidando la squadra a Mondonico che, pur avendo a disposizione alcuni ottimi giocatori, non era riuscito farne una squadra.
Il ritorno in serie B comporta un drastico ridimensionamento della rosa. I partenopei si affidano a De Canio, pragmatico ma anche senza grandi intuizioni. Nella rosa c’è anche Rastelli, un altro buon giocatore che diventerà allenatore e come Stellone, otterrà risultati migliori come Mister che come calciatore.
Il Napoli è solo quinto e la mancata promozione accelera il disarmo.
Il 2002-03 è l’anno dei 3 allenatori (Colomba, Buso e Scoglio). Stellone è il capitano ma è, forse, il peggiore Napoli di sempre: sedicesimi in campionato.
Dopo un incolore passaggio alla Reggina in serie A, torna in B col Genoa, dove gioca la sua migliore stagione di sempre. Segna 18 gol e fa coppia con Diego Milito. La serie A è conquistata sul campo ma la giustizia sportiva annulla la promozione per “illecito”. Genoa viene mandato in C e Roberto va al Torino che si sta rifondando con la presidenza di Urbano Cairo. E’ ancora promozione. Gioca 3 anni in A con i granata e, pur segnando in totale solo 9 reti, diventa uno degli idoli della tifoseria.
Finisce la sua carriera di calciatore col Frosinone e sempre con i gialloblù diventa allenatore.
Dalle giovanili alla serie A. Una prima volta, assolutamente insperata, quella del Frosinone e la rapida ridiscesa in cadetteria nulla toglie al lavoro di Stellone e dei suoi ragazzi che, anche in serie A, si sono tolti qualche soddisfazione. La città di Frosinone gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Roberto Stellone è stato un giocatore di “categoria”, le cose migliori le ha fatte tra la C e la B e può vantare 4 promozioni (3 verso la serie A) sempre da protagonista.