Torre del Greco. «La gente giudica senza conoscere i fatti: non siamo mostri, siamo una madre e un padre costretti a fare i salti mortali per provare a garantire un’adeguata assistenza a nostra figlia. Anziché essere aiutati, siamo stati abbandonati e traditi». Melina – all’anagrafe Carmela, 44 anni – guarda il portone del palazzo di via Piscopia in cui fino a mercoledì scorso abitava insieme alla figlia Francesca: «Sono stati i nostri vicini di casa a chiamare la polizia: prima ci volevano aiutare, poi ci hanno pugnalato alle spalle – racconta con la voce spezzata dalla disperazione – E’ vero, la nostra abitazione è sporca – ammette – ma mia figlia non è stata mai chiusa dentro: visti i suoi problemi, c’era sempre qualcuno insieme a lei».
D’altronde, all’arrivo di agenti di polizia e assistenti sociali è stato proprio il marito Carmine a spalancare la porta del tugurio a due passi dalla strada dello shopping di Torre del Greco: «Siamo disperati, non vediamo nostra figlia da quattro giorni: viviamo un incubo», prosegue sotto la prima pioggia battente di settembre.
Eppure, al termine degli accertamenti di rito, il tribunale dei minori non ha avuto dubbi: «Francesca deve essere trasferita in una casa-famiglia adeguata alle sue necessità», il verdetto deciso sulla scorta delle relazioni firmate dal responsabile del settore politiche sociali.
A quattro giorni dall’addio a Francesca, i genitori della disabile di 15 anni si sono già attrezzati per ripulire l’appartamento da escrementi e rifiuti: «Non potremo buttare via i mobile, ma provvederemo a togliere tutta l’immondizia – garantisce Melina – In ogni caso, andremo via di qui: vogliamo trovare un’abitazione in grado di ospitare nostra figlia».
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