“Su Napoli non voglio più problemi”. Poche parole con tono categorico e il diktat ai vertici nazionali delle correnti renziane: “Riunitevi e trovate un accordo”. Prime scene di un film già visto, Matteo Renzi non assisterà ad un remake Pd napoletano. Nella terza città d’Italia dove ha perso le amministrative contro Luigi de Magistris, capoluogo di quel Mezzogiorno che l’ha bocciato al Referendum, l’ex premier non ha alcuna intenzione di collezionare nuovi scandali come alle Primarie, né figuracce in vista del Congresso. Non a caso ha scelto Napoli città simbolo del Sud, ma anche del fallimento democrat con percentuali ai minimi storici, per tenere la Conferenza programmatica nazionale.
Il summit Orfini-Martina-Guerini
Le notizie che giungono con la Direzione provinciale saltata, il tesseramento fermo e non ultima la lettera della componente Martina-Orfini per chiedere un garante, più gli orlandiani che vogliono commissariare, mandano il segretario nazionale su tutte le furie. Poche ore dopo il documento inviato al Pd nazionale per richiedere l’intervento di Roma sul Congresso a Napoli, Renzi ‘ordina’ a Matteo Orfini, Lorenzo Guerini e Maurizio Martina, riferimenti nazionali dei capibastoni renziani locali in guerra tra loro per la segreteria provinciale napoletana, di sedersi al più presto intorno ad un tavolo e giungere ad un’intesa.
Lo studio ex Ds
La partita, come già chiaro nei giorni scorsi, ora è tutta spostata a Roma. Continui i contatti tra Napoli e la capitale, ma fino a ieri ancora nessuna soluzione. Gli ex Dc, capitanati da Mario Casillo non hanno vogliono cedere, ma c’è anche la questione che in Campania è tutto già nelle loro mani: segreteria regionale, provinciale e capigruppo in Comune e Regione, come rivendicano gli ex Ds. Che per portare altra acqua al loro mulino hanno anche posto all’attenzione di Roma un’analisi sui risultati in provincia. Per dimostrare – in poche parole – che Casillo e company hanno sì vinto ma grazie alle coalizioni, perché da solo il Pd, come emerge dal loro studio, avrebbe preso solo 2 punti percentuali in più rispetto a Napoli. ‘Distruggendo’ così uno dei cavalli di battaglia dei dirigenti locali che hanno sempre sbandierato i voti conquistati negli altri Comuni.
Tesseramento, la proroga
Intanto in attesa della linea romana, ieri è stata riconvocata la riunione per insediare l’Ufficio di tesseramento, saltata giovedì. I renziani di Martina-Orfini hanno disertato di nuovo, ma il numero legale stavolta c’era. L’Ufficio si insedia a tre giorni dal termine del tesseramento così i componenti hanno dato mandato al segretario provinciale, Venanzio Carpentieri di chiedere al Pd nazionale una proroga di diversi giorni almeno per quei circoli che ad oggi sono senza un gruppo dirigente. Si tratta di una ventina di circoli Pd, tra cui Castellammare. Non quella che può di certo definirsi una piccola realtà. “ A pare Castellammare – dice Carpentieri che nelle prossime ore avrà risposte da Roma – si tratta di piccoli Comuni, situazioni anche ataviche, che fanno poco tessere da anni e che sullo scacchiere non cambiano molto”.
Il caso Ercolano
Ma pure in quei circoli dove i dirigenti ci sono le cose non vanno meglio. A Ercolano, fortino renziano, nel giorno e nell’orario di tesseramento, come da calendario pubblicato dal partito, la sede è chiusa. Il Congresso resta a rischio: il blocco Cozzolino-Valente-Impegno-Marciano-Daniele continua a sostenere che non ci sono le condizioni per far valere le tessere 2017, critica sempre la minoranza Orlando. Lunedì l’esito della Direzione provinciale, anch’essa riconvocata dopo il flop, per nominare la Commissione di garanzia del Congresso, paleserà qual è la strada tracciata a Roma.