La chiama “scelta di testa”, Nello Di Nardo. Ex mastelliano, ex dipietrista, ex uomo di Vincenzo De Luca. Buono per tutte le stagioni: deputato, senatore, sottosegretario del governo D’Alema, eletto in parlamento per la prima volta nelle fila del Popolo delle Libertà, nel collegio uninominale di Gragnano. Abbraccia Forza Italia e dice di essere felice per il ritorno alla “casa madre”. Ma nella politica post-ideologica intrisa di trasformismo nulla stupisce.
Ed eccolo qui Nello Di Nardo, 61 anni da Castellammare, il nuovo “top-player” azzurro scelto dal Cavaliere per radicarsi sul territorio e sperare di recuperare voti. Impresa quanto meno complicata.
Si presenta in un sabato mattina atteso, sotto il simbolo di Berlusconi, in mezzo ai big napoletani di Forza Italia, l’ex sottosegretario. Ci prova a farla passare come un’alta operazione politica. Ma non convince. La sua è una decisione “di convenienza”, nata da una chiacchierata con il segretario provinciale di Forza Italia, Antonio Pentangelo.
Come dire, galeotto fu quel treno…
«Già. Proprio così».
Ci spieghi.
«Io e Pentangelo abbiamo condiviso il mondo dell’ex Dc. Mi sfogai con lui quel giorno sul fatto che De Luca dopo avermi nominato consigliere per la Protezione civile in due anni non mi aveva mai fatto il piacere di rispondermi al telefono, né di considerare quel settore con la dovuta serietà. Ero completamente solo, né venivo coinvolto per le riunioni. Si è ricordato di me solo nel momento dell’emergenza roghi, scaricandomi tutto addosso».
Dunque torna in Forza Italia per colpa di De Luca?
«No, non ce l’ho nemmeno con lui piuttosto con la coalizione di centrosinistra che non si è fatta rispettare e con chi invece di difendermi nel mio partito, Italia dei valori, mi ha attaccato. I voltagabbana sono loro, non io».
Loro chi?
«Mi viene in mente Franco Moxedano. L’ho fatto io capogruppo regionale. Quei 33mila voti a Idv alle regionali sono miei, mica suoi».
Lei dice?
«E’ storia».
Trentatremila voti sono tanti. Tempi andati o crede di avere ancora quella forza elettorale?
«Ho ancora tanti amici sul territorio. Se bastano per avere incarichi vedremo, non lo so, per ora faccio la mia battaglia in Forza Italia. Anche con De Luca ho lavorato gratis, senza un euro di rimborso spese. Sono un tecnico prima di tutto, agisco con spirito di servizio e di umiltà».
Però la coerenza non è il suo forte: troppi simboli nella sua carriera politica. Anche questa è storia. Come le durissime critiche rivolte a Berlusconi.
«Stavo con Di Pietro, le critiche a Berlusconi erano fisiologiche. Oggi torno alla Casa madre perché apprezzo il programma: si torna a parlare di occupazione e lavoro. La mia non è una scelta di cuore, ma di testa».
Cioè lei gira come gira il vento?
«Non esageriamo. Ho usato il cervello: perché dovevo restare in Idv? Il partito non esiste più, conta “zero virgola”, l’ha disconosciuto lo stesso Di Pietro. Cosa dovevo fare? Continuare a subire il fuoco amico, essere mangiato dai pesci piccoli? Oppure dovevo passare con Angelino Alfano? Cioè dalla rianimazione alla sala mortuaria. Ho migliaia di consensi, posso fare politica in un partito vero, anzi adesso posso ricominciare a sparare io».
Ecco, questa si chiama convenienza.
«Certo, è una scelta sì di convenienza, ma anche di dignità».
Ogni convinzione va comunque rispettata. Anche questa.
«Vedrete, gli eventi diranno che ho fatto la scelta giusta».
A proposito di futuro: lei davvero li ha quei voti tra Castellammare e dintorni?
«Ho tantissimi amici. Godo di molta stima. Vedrete».
Nell’area stabiese c’è un caos politico. Lei che ne pensa?
«Il sindaco Antonio Pannullo, è convinto che 5 consiglieri possono governare la città senza la presenza degli altri 7. Compresi i nostri. Gli abbiamo consigliato l’azzeramento e vogliamo essere presenti in giunta. Non sarebbe saggio mandare a casa un sindaco e abbandonare la città in un momento difficile».
Pannullo è un sindaco del Pd…
«Lo so, e stiamo discutendo per arrivare alla decisione più saggia».