Raccontano che nel carcere di Pozzuoli molti tirarono un sospiro di sollievo quel 15 ottobre di 47 anni fa. Leonarda Cianciulli, il mostro che smembrava le sue vittime e le infilava a pezzi nei pentolini di soda caustica per farne saponette chiuse gli occhi per sempre. Aveva 76 anni, era nata a Montella, in provincia di Avellino alla fine del secolo precedente e aveva confessato tre orribili omicidi. La serial killer era stata arrestata nel 1941 ed era condannata a trent’anni, aveva racchiuso i suoi orrori in un memoriale di 700 pagine intriso di rabbia e follia. Le cronache del dopoguerra l’avevano ribattezzata come la saponificatrice di Correggio, comune di Reggio Emilia nel quale si era trasferita assieme al marito forse anche per mettersi alle spalle la cattiva nomea di donna malvagia e di facili costumi che le avevano cucito addosso a Lauria. Nel suo memoriale, sul quale restano ancora dubbi e ombre, racconta di aver conosciuto il dolore degli aborti, della morte dei suoi bambini ancora in fasce. Una gtragedia dietro l’altra. Scrisse: «Ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite dalla terra, per questo ho studiato magia, ho letto libri per apprendere tutto sui sortilegi e riuscire a neutralizzarli». Era giunta alla conclusione folle di dove «uccidere per amore di madre». E lo fece tre volte almeno, tra il 1939 e il 1941. Cianciulli scelse tre donne deboli, sole, senza parenti e con un bel po’ di risparmi: Ermelinda Faustina Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo. «Le ho mangiate le mie amiche: una in arrosto, una a stufato, una bollita», scrisse. Le attira in trappola, si mostra amorevole, si fa firmare deleghe per gestire i loro beni, poi le uccide, smembra i corpi e li scioglie nei pentoloni di soda caustica per farne sapone. Con il sangue – racconta – prepara dolci per i suoi ospiti. Leggere le sue confessioni, ancora oggi, fanno tremare i polsi.
M|CULT
15 ottobre 2017
15 ottobre 1970. La donna che cucinava le sue vittime