«Diedi l’ordine. Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l’effige d’oro del giovane re fanciullo». L’archeologo Howard Carter fu il primo ad entrare nella tomba di Tutankhamon e quei giorni di fine novembre del 1922 furono determinanti per le ricerche avviate già anni prima. Il sogno dell’archeologo era l’ambizioso progetto di scavare nella Valle dei Re alla ricerca delle tombe dei due faraoni della XVIII dinastia non ancora scoperte: Amenothep, il faraone eretico, e il suo successore e figlio Tutankhamon. Il progetto di Carter prevedeva uno scavo sistematico dell’intera Valle accuratamente suddivisa in settori da esplorare in successione e iniziò nell’autunno del 1917. Gli insuccessi e le gravose spese sostenute in cinque lunghi anni fecero scemare l’entusiasmo di Lord Carnarvon che nell’estate del 1922 giunse all’idea di concludere l’operazione. Il 3 novembre ripresero gli scavi nell’ultimo settore di fronte alla tomba di Ramesse VI. Grande fu la gioia quando dalla sabbia, già il secondo giorno di scavo, riaffiorò un gradino che presto si trasformò in una scala che giungeva a una porta con ancora intatti i sigilli della necropoli, segno che non era mai stata violata nelle migliaia di anni dalla sua chiusura. Lord Carnarvon venne immediatamente richiamato in Egitto per presenziare all’apertura della porta e giunse ad Alessandria d’Egitto il 20 novembre. Il 26 novembre Howard Carter e Lord Carnarvon erano di fronte alla porta rimasta inviolata dal XIV secolo a.C., venne fatto un foro per ispezionare l’interno e si poté appurare che il corredo funerario era intatto. Il giorno seguente venne finalmente aperta la porta rivelando così tutta la grandiosità del corredo compresi il sarcofago e i vasi canopi.
M|CULT
27 novembre 2017
L’uomo che aprì il sarcofago di Tutankhamon