«Io ci sono». Eccolo l’uomo giusto, al posto giusto. Pietro Grasso apre la fase tre della sua vita e carriera: magistrato, uomo delle istituzioni, ora leader. E la sinistra in rotta col Pd ha quel volto che le serviva per tentare di risalire la china e restare a galla: un magistrato che ha combattuto le mafie capace di piacere anche al centrodestra e di elogiare Silvio Berlusconi, un politico che però non si presenta come uomo di partito e una guida che non vuole comandare. Cosa non da poco nel nuovo soggetto politico fatto di molti generali.
Lo stile Grasso
Un uomo ‘comodo’ già in quella sua giacca, un po’ più grande e più lunga del necessario. Quasi sempre senza cravatta, se non per rispetto delle istituzioni. Quel modo che sembra non costruito, anche quando legge sui fogli il suo discorso. Merito forse di quell’accento siciliano, che rievoca Sud e calore. Un sorriso, giusto anche quello. Mai negato, mai troppo. Eccolo lo stile Grasso di cui si vestono Mdp, Sinistra italiana e Possibile per cercare anche di rispolverare gli abiti di Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani e di tanta vecchia guardia. Per una proposta che più che nuova, come dicono nel loro slogan presentando la lista unitaria “Uguali e liberi”, sia credibile. Stringe il pugno ripetendo per tre volte quegli aggettivi «il ragazzo di sinistra» così come di definì nel chiostro di Santa Chiara Pietro Grasso che non ha pronunciato, né voluto nel simbolo, quella parola. Così perché nessuno si sentisse escluso, così da piacere a tutti.
Alla Dna grazie a Bobbio
Lui il magistrato moderato che è riuscito a farsi amare anche dal centrodestra e che ha elogiato il Cavaliere. «Darei un premio a Berlusconi e al suo governo per la lotta alle mafie. Ha introdotto leggi che hanno permesso alla magistratura di sequestrare 40 miliardi di beni ai mafiosi» ha detto Grasso, capo della procura nazionale antimafia per due mandati. La prima volta con una legge definita ad personam sotto il governo Berlusconi. Merito dell’allora senatore An, Luigi Bobbio che con un emendamento introdusse i limiti d’età, ‘facendo fuori’ così Giancarlo Caselli, in corsa e ritenuto in pole per quell’incarico. «Sono contento, quella era una legge che non ho condiviso» dirà il ragazzo di sinistra quando la Corte Costituzionale dichiarerà illegittima quella procedura, ormai a cose fatte. E quando la cattura di Provenzano e l’operazione Odissea, condotte nel periodo da superprocuratore, avranno ormai messo a tacere tutte le polemiche. L’attentato fallito Prima ancora parlavano per lui gli anni da procuratore di Palermo – con l’arresto di 1.779 persone per reati di mafia e di 13 dei 30 latitanti più pericolosi –, ma soprattutto il lavoro di giudice nel maxi processo a Cosa nostra, al fianco di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E poi quell’attentato fallito: il pentito Giovanni Brusca confessò che Grasso era il terzo obiettivo di Toto’ Riina, dopo la strage di Capaci e di via D’Amelio. Era stato tutto pianificato, sarebbe dovuto avvenire durante la visita alla suocera a Monreale. Gioacchino La Barbera raccontò in una deposizione che avevano anche «già preparato l’esplosivo e il telecomando». Un guasto tecnico e poi non se ne fece più nulla.
Al Senato per Bersani
Impossibile non ripensarci e non accennare a quegli anni ora che è su quel palco. In prima fila, mentre parla da leader, c’è sua moglie Maria che piange. «Fa quello che devi per il tuo lavoro. Quello che verrà ce lo prenderemo» gli rispose quando le chiese se accettare l’incarico di giudice a latere nel maxiprocesso. Ed è venuta così. Dal cuore di Palermo con quella toga «sognata da bambino guardando il sangue dei morti nelle strade» ai palazzi di Roma. A volerlo al Senato Pier Luigi Bersani che oggi segue, rompendo con il Pd, che lo voleva relegare in un angolo. «Fermo un giro. A fare la riserva della Repubblica» tuona Grasso che ora viene incoronato guida di un partito che avrà dalla sua parte anche la Cgil, ma non Cisl e Uil che staranno con Matteo Renzi.
Paolucci: «Il profilo giusto»
«Il profilo giusto» dice l’europarlamentare Mdp, Massimo Paolucci seduto per il debutto di Grasso tra “Baffetto” D’Alema e Antonio Bassolino che pure finalmente ha trovato casa: ci ha messo venti minuti per raggiungere il suo posto tanti i selfie e gli abbracci. «Grasso è un uomo di straordinarie coraggio – ha commentato Paolucci – protagonista in questi decenni di alcune pagine bellissime dell’impegno civile italiano contro le mafie. Ha interpretato in modo serio e imparziale il suo ruolo da presidente del Senato. Il profilo che serviva, una persona seria, che vuole bene al Paese e capace di portare avanti scelte radicali nel rispetto delle istituzioni. Una persona rassicurante, ma che sa essere dura se necessario. In politica sempre con spirito di impegno, non un uomo di partito». Un uomo che ha voluto Bersani, un po’ meno D’Alema che forse voleva essere il leader. «Assolutamente no – ribatte Paolucci allontanando i fantasmi di una divisione interna-: D’Alema è felice come una Pasqua per la scelta di Grasso».