Un’esplosione ad un impianto di gas in Austria rievoca lo spettro di vecchie crisi, con il rinnovarsi dei timori sulla garanzie delle forniture e sulla complessiva tenuta del sistema. In mattinata, nell’impianto di distribuzione del combustile a Baumgarten an der March, vero e proprio snodo europeo del gas, un’esplosione ha coinvolto decine di dipendenti e uno ha perso la vita. Il flusso del metano sul gasdotto Tag, il Trans Austria Gas Pipeline che porta il gas russo in Italia attraverso il Tarvisio, e’ stato immediatamente interrotto e il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, ha annunciato l’altrettanto immediata proclamazione dello stato di emergenza, chiamando in causa la fragilita’ del sistema italiano degli approvvigionamenti: “se avessimo il Tap, non dovremmo dichiarare l’emergenza per questa mancanza di fornitura”. La procedura, in questi casi, scatta in automatico, ma e’ stato chiaro subito che nell’immediato non ci sarebbero stati problemi di approvvigionamento per il sistema. Una posizione confermata da Snam, che in una nota ha ribadito come dopo l’incidente il “flusso di importazioni di gas dalla Russia e’ stato temporaneamente interrotto”, ma “la sicurezza del sistema italiano e’ garantita dagli stoccaggi”. E’ poi lo stesso Ministero dello Sviluppo a sottolineare in una nota che “la fornitura di gas ai consumatori italiani e’ comunque assicurata in quanto la mancata importazione viene coperta da una maggiore erogazione di gas dagli stoccaggi nazionali di gas in sotterraneo”. Stoccaggi che ‘valgono’ 12 miliardi di metri cubi (possono salire a 17 con le riserve strategiche) e che hanno garantito la sicurezza del sistema nelle precedenti crisi del 2006 e del 2012, generate in entrambi i casi dalle difficolta’ di approvvigionamento dal fronte russo. Non mancano pero’ le ripercussioni immediate sul fronte italiano e riguardano principalmente l’andamento del prezzo: se l’incidente venisse risolto in pochi giorni (Calenda e Snam hanno comunque annunciato che la tratta dovrebbe venire riaperta entro mezzanotte), ha spiegato l’a.d. di Eni, Claudio Descalzi, “non ci sarebbe nessun problema”, e anche se l’interruzione dovesse durare qualche settimana e’ una cosa che possiamo compensare: non c’e’ allarmismo tra gli operatori”. Pero’, “il gas sta salendo di prezzo” e quanto salira’ ancora dipende anche “da quanto durera’ il problema”. Non a caso oggi il prezzo all’ingrosso in Italia e’ quasi raddoppiato dopo il blocco della fornitura. Quanto successo, infatti, si inserisce “in uno scenario che porta ad un aumento generalizzato dei prezzi”, legato alla congiuntura economica che alimenta la ripresa dei consumi, dall’arrivo delle temperature fredde ma anche dalla notevole dipendenza dell’Italia al gas importato. Una fragilita’ endemica, che arriva da lontano, “e che puo’ essere sconfitta con la diversificazione attraverso Ing e pipeline”. Diversificazione in cui rientra appunto il Tap, che dovrebbe sbarcare sulle coste pugliesi fra le rimostranze degli enti locali: “in Puglia c’e’ chi fa la guerra al Tap, alcuni intellettuali hanno invitato al sabotaggio, con il governatore Emiliano che ha fatto ricorso al Tar pure su questo e lo ha perso”, ha ribadito Calenda, collegando il ricorso contro il Tap a quello, tuttora aperto, contro l’Ilva.
CRONACA
12 dicembre 2017
Esplode impianto di gas in Austria, si ferma il flusso per l’Italia