Nessun Comune può permettersi di continuare a sprecare le naturali e preziose energie che possiede e nemmeno ignorare e distruggere il proprio patrimonio culturale. In tante realtà urbane il degrado ha preso, da tempo, il sopravvento.
Piaccia o no, da qualunque lato della barricata si vuol vedere il mondo che ci circonda, va ricordato agli amministratori dei territori dove viviamo, nessuno escluso, che siamo messi molto male. Sprechiamo troppo, cioè sprechiamo quasi tutte le risorse che ha ogni Comune. Un esempio, tanto per capirci subito, è l’emblematico caso degli scavi di Pompei. La presenza dello straordinario monumento archeologico ha una ricaduta sull’economia e sullo sviluppo dell’intero territorio vesuviano (non del solo comune di Pompei) che secondo uno studio della Merryll Lynch è di appena il 5%. Tanto per spiegarci chiaro è come se invece di lavorare in 100 per curare e valorizzare gli scavi, fare turismo e ristorazione per circa tre milioni e mezzo di visitatori, ad occuparsene, certamente male e senza distribuire ricchezze, si è solo in 5. Come pensate di definire tutto questo stato di cose che fa tanta rabbia, soprattutto quando si leggono i dati sulla disoccupazione e sull’arretratezza sociale e culturale della gente che abita il territorio della provincia napoletana? In un solo modo: sciagurato e colpevole spreco sia di risorse che della dignità, di uomini e donne che vivono (male) in queste zone. In tanti si occupano di creare centri commerciali, ma pochi si impegnano per indirizzare importanti risorse verso la tutela dell’ambiente, del mare e del patrimonio culturale. Eppure il commercio e il business richiedono elementi trainanti d’attrazione territoriale ed il patrimonio culturale (ben conservato) e l’ambiente (non deturpato) sono utili alleati anche per scopi di questo tipo, oltre che rappresentare elementi identitari di un territorio e di generazioni di persone che non possono certamente ritrovare le proprie radici culturali in luminosi Outlet o in degradate periferie urbane. Apprendere che a Torre Annunziata sembra ormai prossimo il via libera definitivo alla costruzione di due serbatoi di benzina (in aggiunta ai 7 esistenti da decenni) lungo la fascia costiera di Rovigliano e a ridosso del porto che si vorrebbe naturalmente “Turistico”, suona come una beffa. E’sconcertante che ciò accade in un territorio che con Pompei ed Ercolano è dichiarato Sito Unesco, patrimonio dell’Umanità, nel quale le opere da compiersi, per conservare i valori e l’integrità dei luoghi, non sono certamente costruire nuovi serbatoi di prodotti potenzialmente pericolosi e inquinanti ma, al contrario, di ricercare soluzioni su come eliminarne quelli esistenti. Scelte del genere potrebbero compromettere l’efficacia degli investimenti che si stanno canalizzando sul piano di recupero, sviluppo e gestione del territorio vasto del sito Unesco, in fase di concretizzazione da parte dell’Unità Grande Pompei, collaterale al “Grande Progetto Pompei”. L’obiettivo principale del 2018, da parte degli amministratori delle città e della Regione deve essere quello di impegnare risorse, energie culturali, passioni umane e competenze politiche per non sprecare nessuno dei patrimoni (culturale, ambientale, umano, dei mestieri, dei valori) di cui sono depositari tutti i Comuni. Lavorare bene e con lucida responsabilità, è l’unico modo per saltare il fosso del degrado e della disperazione.
Senza esitazioni e corruzioni, tutti i Sindaci (in prima linea) e gli Amministratori territoriali, con imprenditori, professionisti, operai, uomini e donne di buona volontà, devono essere capaci di attivare politiche virtuose e non egoiste, per costruire una rete solidale tra territori e tra persone unite dalla incontenibile voglia di migliorare e riformare il presente delle loro vite, per garantire un futuro al patrimonio del Creato e al patrimonio culturale edificato dall’uomo in tutta la sua storia terrena.