I suoi fedelissimi al Senato per blindare il patto del Nazareno. Eccola la strategia di Matteo Renzi scritta nelle liste per le Politiche. Il numero uno del Pd candida e trasferisce gli uomini a lui più vicini da Montecitorio a Palazzo Madama. Motivo dell’emigrazione: garantirsi l’accordo con Silvio Berlusconi. L’ex premier sa benissimo che all’indomani del 4 marzo il Paese rischia con la nuova legge elettorale e con la minaccia del Movimento Cinque Stelle di trovarsi senza un Governo. E allora sarà proprio al Senato che si giocherà la partita tra le forze politiche dove si deciderà come è quasi sempre successo la caduta o la nascita di un governo con un patto tra partiti. E proprio perché quel patto ci sia e si mantenga che Renzi rafforza le sue truppe a Palazzo Madama, mettendo uomini di fiducia che possano portare avanti l’alleanza tra Pd e Fi. E soprattutto ben sapendo – ultimi sondaggi alla mano – che con una quasi certa buona maggioranza del centrodestra alla Camera, il Senato sarà ago della bilancia per ripetere la storia. Quella scritta il 18 gennaio di quattro anni fa nei pressi del Nazareno. Stessi attori, stesso copione. Renzi schiera così se stesso e tutto il giglio magico al Senato: il tesoriere Pd Francesco Bonifazi, il segretario organizzativo Pd Andrea Rossi, il portavoce Matteo Richetti, il renziano della prima ora Ernesto Carbone, inviato anche commissario a Napoli. La strategia in Campania E proprio su Napoli e la Campania il segretario nazionale più che altrove mette in campo l’altra sua strategia. Blinda solo i suoi e quelli che è certo porteranno voti a tutto il partito. E’ certo della forza elettorale di Vincenzo De Luca e gli piazza il figlio Piero sia nell’uninominale a Salerno che nel proporzionale, ma a Caserta. Stesso discorso per il re delle fritture Franco Alfieri accontentato: sarà capolista nel suo collegio ad Agropoli. Con il 72% dei sindaci del cilentano dalla sua parte, fritture o no, c’è poco da discutere. Porta preferenze. Sfida tutti gli altri a combattere nel maggioritario per dimostrare la loro reale forza elettorale e perché se vogliono restare devono garantire preferenze al partito e a chi ha calato lui dall’alto. I posti sono pochi e di certo a Napoli non ha alcuna intenzione di garantirli minoranze e sottocorrenti che hanno mandato il partito napoletano in malora. Premia Valeria Valente assicurandole un posto nel listino bloccato su Napoli: poco importa Listopoli, inchiesta in cui non è finita coinvolta. La deputata dem c’ha messo la faccia alle elezioni, quando i capibastone non erano in grado di scegliere un candidato forte e condiviso. E in più tenendo fede al suo cognome si è fatta valere restando a fare opposizione in Consiglio comunale a Luigi de Magistris, con un lavoro ben speso anche a livello mediatico. Blindati anche il segretario regionale Assunta Tartaglione fedelissima di Mario Casillo che dalla sua vanta 30mila voti e il presidente Pd, Stefano Graziano prosciolto dalle pesanti accuse di associazione mafiosa e nome spendibile come simbolo della macchina del fango e giustizialista messa in atto spesso dai grillini. Il pasticcio di genere Ma c’è un calcolo che Renzi ha fatto male: quello dell’equilibrio di genere. A liste completate viene fuori che in Campania non ha rispettato la parità di genere al Senato. A questo si aggiungono poi in giornata le minacciate rinunce di alcuni candidati, come il deputato uscente Leonardo Impegno. Così potrebbe essere tutto da rivedere. Il solito pasticcio tar gato Pd. Il presidente «Sono capolista al Senato nel Collegio plurinominale Avellino-Benevento-Caserta. Non nascondo l’emozione e l’orgoglio». Lo scrive sulla sua pagina Facebook Stefano Graziano, presidente del Pd Campano e consigliere regionale. Inevita bile il riferimento alla tempesta giudiziaria: indagato e uscito indenne da un’inchiesta su presunti rapporti tra camorra e politica. «Questa candidatura giunge al termine di anni difficili nei quali ho stretto i denti per andare avanti. La lezione che ho appreso è che non bisogna mai smettere di avere fiducia nella giustizia».
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28 gennaio 2018
Renzi, i fedelissimi al Senato per blindare il Nazareno