Da un lato la proposta delle associazioni arcobaleno, dall’altro quella della Questura. Nel mezzo un percorso che a tre mesi dell’evento è già stato ribattezzato della discordia; il corteo non potrà sfilare in piazza Bartolo Longo, così come per le vie del centro. E la decisione è destinata a portarsi dietro polemiche e veleni. All’ombra degli Scavi e del Santuario non sono finite le controversie circa l’evento che si terrà il prossimo 30 giugno. Dopo dei primi malintesi tra il presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino, e il sindaco, Pietro Amitrano, c’è un’altra questione a tenere banco. Il percorso abbozzato nella sede di Torre Annunziata – in presenza anche del presidente del coordinamento Campania Rainbow, Eddy Palescandolo – è stato respinto lunedì mattina alle 11. Nel summit tenutosi al commissariato di Pompei, al quale ha partecipato anche il primo cittadino insieme al presidente del consiglio, Franco Gallo, e il comandante dei vigili urbani, Gaetano Petrocelli, i vertici delle forze dell’ordine hanno fatto presente l’impossibilità di concedere il passaggio della manifestazione per le vie del centro e di conseguenza anche davanti la sede del Comune. Motivo? Questioni di viabilità e sicurezza. Per il 30 giugno, visto anche il turismo religioso che contraddistingue la città mariana, sarebbero previsti circa 20mila pellegrini. Ecco perché le autorità hanno ritenuto necessario proporre un nuovo percorso.
Corteo alternativo
Al commissariato di Pompei, dove erano presenti anche alcuni dirigenti dell’Ente di piazza Bartolo Longo, è stato proposto un percorso alternativo. Partenza in zona mercato, piazza Falcone e Borsellino, così come era previsto da sempre; arrivo agli Scavi, zona Porta Marina Superiore. Il disaccordo, però, nasce per quelle che saranno le altre vie da percorrere prima dell’arrivo al parco archeologico. Secondo quanto discusso in commissariato, diventerà necessario passare per le arterie parallele che si trovano alle spalle del centro. Tradotto significa che la manifestazione arcobaleno non potrebbe sfilare per via Lepanto, via Rossi e via Piave. E nemmeno fare il suo ingresso in piazza Longo, dove avrebbe dovuto costeggiare il perimetro dell’area sfilando a due passi dal Santuario e passando sotto la sede Comune. Le ultime tappe sarebbero poi state via Roma e via Plinio, fino all’arrivo presso la zona degli Scavi di Pompei, a Villa dei Misteri.
La delusione
C’è delusione tra gli ambienti delle associazioni Lgbt. In particolare, il presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino, sottolinea che il «Pride regionale è sempre stato un corteo profondamente pacifico. Non avrebbe senso portarlo nel deserto, fuori dalla città. D’altronde, la stessa Pompei vuole la manifestazione. Siamo stati contattati dai vari imprenditori locali, dall’associazione Assoconsumatori e dai B&b. C’è grossa perplessità su questa decisione e abbiamo dovuto convocare d’urgenza un’altra assemblea per discuterne. Sarà venerdì 16 febbraio nella sede del Forum dei Giovani di Pompei, in piazzale Schettini. Preciso che questo è un evento pacifico che si fa ormai da anni e al quale hanno preso parte intere famiglie con i più piccoli. La stessa città ci ha dimostrato di aver accolto l’evento favorevolmente. Adesso tutto diventa ingestibile», conclude Sannino.
Le associazioni Lgbt, che hanno scelto Pompei per portare le proprie istanze anche nel Vesuviano, avrebbero proposto nell’incontro con le forze dell’ordine anche dei percorsi alternavi, come ad esempio per via Sacra. Tutti respinti. Dai dirigenti della manifestazione arcobaleno è stata data disponibilità anche a sfilare davanti al Comune a partire dalle 19 in poi, dopo la celebrazione della santa messa.