Torre del Greco/Ercolano. A 15 anni esatti dal massacro di Ciro Montella e Mario Ascione, si chiude con due condanne all’ergastolo uno dei capitoli più neri della guerra di camorra che per decenni ha insanguinato le strade di Ercolano e Torre del Greco. I giudici della Corte d’Assise del tribunale di Napoli hanno, infatti, condannato al carcere a vita Lorenzo Fioto – lo stalliere del clan Birra-Iacomino – ed Enrico Viola, altro pezzo da 90 della cosca di via Cuparella. I due imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario, sono accusati di aver partecipato al delitto messo a segno nel 2003. Un massacro che – secondo il teorema dell’Antimafia – rientra nello scontro armato per il monopolio delle attività illecite tra i Birra e gli Ascione-Papale. Il vero obiettivo dell’agguato era Mario Ascione, in quel momento ritenuto il reggente della cosca con base e interessi anche a Torre del Greco.
L’omicidio
Sono le 13 in punto dell’11 marzo 2003. Davanti all’agenzia di scommesse Strike di corso Resina ci sono due uomini seduti su un motorino. Davanti a loro il traffico dell’ora di punta illuminato dal primo tiepido sole d’inizio primavera. A un tratto, dal silenzio, spunta una motocicletta di grossa cilindrata. In sella ci sono due uomini con il volto coperto da un casco integrale. In un attimo esplode l’inferno. Il killer tira fuori una calibro 9 e inizia a sparare all’impazzata. Uno, due, tre, dodici proiettili. Sette colpi vanno a segno. Uno trapassa il cranio di Mario Ascione. Altri due, invece, colpiscono alla testa Ciro Montella. Un altro ferisce R.S., un anonimo passante che con la camorra non c’entra niente. In strada ci sono centinaia di persone. Ma nessuno ha visto ho sentito niente. In quegli anni l’omertà si regge sulla paura di essere ammazzati. Tutti sanno che è in corso una guerra. Una delle più sanguinarie mattanze che la storia della camorra ricordi con 60 morti in 10 anni. E per questo le indagini si fermano davanti al silenzio. Davanti al potere della camorra e a quella scia di sangue che scivola lungo il marciapiede.
L’inchiesta
La verità però arriva sempre, specie quando di mezzo ci sono magistrati coraggiosi e uomini in divisa pronti a tutto. E così, dopo 13 anni, l’Antimafia chiude le indagini e fa arrestare 10 persone. Secondo la mega-inchiesta coordinata dall’ex pm della Dda, Pierpaolo Filippelli e dai carabinieri di Torre del Greco, il duplice omicidio fu commesso da killer del clan Lo Russo di Miano per conto del clan Birra-Iacomino. Tra i boss della Cuparella e i “capitoni” di Napoli c’era, infatti, un’alleanza che consisteva in scambi di favori e “prestiti” di killer. Le accuse sono granitiche e si reggono sulle parole di 14 collaboratori di giustizia. Secondo l’Antimafia Giovanni Birra e Stefano Zeno – i due boss del clan di corso Resina – decisero di uccidere Mario Ascione, all’epoca capoclan della cosca rivale. Un modo per conquistare, con il sangue, il monopolio sulla gestione di racket e spaccio tra Ercolano e Torre del Greco. Il tutto con il placet di Raffaele Perfetto, nipote del super boss pentito Salvatore Lo Russo. Ciro Montella, guardaspalle di Mario Ascione, venne colpito a morte solo perché si trovava assieme al capoclan.
Il processo
In primo grado gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati condannati. Gli unici ancora alla sbarra erano Fioto e Viola. Entrambi accusati di aver partecipato alle fasi organizzative del delitto. Fioto, in qualità di ambasciatore del boss Giovanni Birra raccogliendo l’ordine del capoclan dal carcere e trasmettendolo agli affiliati. Viola, partecipando all’organizzazione del massacro. Accuse che hanno convinto i giudici del tribunale di Napoli che nelle scorse ore hanno emesso il verdetto. Ergastolo sia per Fioto che per Viola. Due protagonisti – secondo l’Antimafia – della mattanza che per un oltre un decennio ha seminato morte e terrore nelle strade del Miglio d’Oro.