L’eredità del bisnonno diventa la miniera dove attingere i prodotti per la cucina del ristorante Masseria Gabriele. Questa la carta vincente di Vincenzo Esposito, titolare dell’attività e con nessuna esperienza nel mondo della ristorazione. «Un’avventura cominciata circa un anno fa. Abbiamo scommesso sui prodotti a chilometro zero che abbiamo nella nostra terra. Siamo partiti in sordina e senza pubblicizzare il locale. Ci ha premiato semplicemente il passaparola degli amici e forse anche la location». Appena in collina la Masseria Gabriele è immersa nel verde, al cospetto del Golfo di Napoli e abbracciata da una distesa di agrumeti. Un look moderno ma non troppo che rispecchia, in qualche modo, anche i piatti. Rispettata la tradizione, la base della cucina napoletana ma con un tocco innovativo. «Il menù varia con il variare delle stagioni. Verdure, ortaggi, erbe e frutta che in quel momento offre l’orto – precisa Raffaele Ingenito, executive chef di Masseria Gabriele (originario di Santa Maria la Carità) – Passeggiando nei campi coltivati ho notato delle melanzane e dei pomodori neri ed è partita la prima ispirazione. Con questi ingredienti ho realizzato il mio primo piatto per il ristorante Masseria Gabriele, ovvero un antipasto speciale, servito in un barattolo, con base di crema di parmigiana». Diplomato in Veneto poi il balzo nelle cucine del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento e in diversi alberghi di lusso della Penisola Sorrentina. Un’esperienza che è stata completata dalla contaminazione della tecnica dello chef stellato Luigi Tramontano, al fianco del quale Raffaele Ingenito ha plasmato lo stile e rubato i segreti del mestiere. Il risultato? Piatti colorati, belli da vedere e buoni da gustare. Ingredienti base che sono rispettati e restano protagonisti della pietanza, insaporita ed esaltata da creme, talvolta combinate, che lasciano un equilibrato retrogusto. Acidità, croccantezza e fantasia sono servite ai clienti del ristorante Masseria Gabriele, con cento posti a sedere. «Siamo riusciti, almeno speriamo, a portare avanti la tradizione lasciata in questa terra dal mio bisnonno. Anche il nome del locale è stato forgiato sul nostro avo – racconta il ristoratore per scommessa Vincenzo Esposito, affiancato dal fratello Antonio – Infatti, il nome ci è stato quasi imposto da uno zio prete Giuseppe Cannavacciuolo attualmente impegnato a Los Angeles. Una antica masseria rivisitata che vuole accogliere i clienti in un ambiente elegante ma allo stesso tempo farli sentire a casa. Il designer è stato progettato con l’ausilio di mio fratello Antonio, per rendere quanto più visibile ciò che circonda il locale: le coltivazioni nell’orto. Inoltre, preferiamo utilizzare prodotti di aziende locali, come la pasta Igp di Gragnano, i pomodorini della varietà cosiddetta “lampadina” coltivati nell’area stabiese e carne degli allevamenti campani».
M|GUSTO
5 aprile 2018
Masseria Gabriele, la tradizione sposa l’innovazione a tavola