Il verdetto
Arrestata l’intera famiglia Buononato e l’aiutante Francesco Bozzaotre di Sant’Antonio Abate 15 anni di carcere incassati dai 4 ritenuti responsabili di una grande piantagione di marijuana
Ciro FORMISANO Gragnano Quattro condanne per poco più di 15 anni di carcere complessivi. Si chiude con questo verdetto il processo di primo grado ai contadini-narcos di Gragnano specializzati nella produzione di marijuana. I 4 imputati finiti al centro di un’indagine della polizia – sono accusati di aver gestito una delle più grandi piantagioni di “erba” mai scoperte negli ultimi anni in Campania. Una tonnellata e mezzo di marijuana coltivata, con cura e pazienza, in una serra di Pagani. Droga destinata – secondo gli investigatori – a rifornire le principali piazze di spaccio delle province di Napoli e Salerno.
L’inchiesta
Tutto nasce da un’indagine congiunta realizzata dagli agenti dei commissariati di Castellammare di Stabia e Gragnano. Indagine, coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, che a fine 2017 porta ad arresti e avvisi di garanzia. L’accusa è produzione e traffico di sostanze stupefacenti. In un fondo agricolo a Pagani, in provincia di Salerno, gli uomini in divisa hanno scoperto una mega piantagione di droga. In tutto 21 serre di proprietà della famiglia Buononato, originaria di Gragnano. E così, tra pomodori e patate, i poliziotti hanno trovato la bellezza di 60 piante di marijuana alte circa due metri l’una per un peso complessivo di oltre una tonnellata e mezzo. Un affare da capogiro. L’eventuale vendita della marijuana sequestrata avrebbe fruttato – secondo le stime degli inquirenti – cifre superiori al milione di euro. Sempre nel corso dell’operazione la polizia ha anche scoperto un vero e proprio laboratorio per la raffinazione della droga. Dai bilancini di precisione alle 8 stufe a ventola usate per essiccare le foglie di marijuana, passando per le buste di cellophane utili al confezionamento degli stupefacenti e le celle frigorifere utilizzate per conservare la droga. Abbastanza per far scattare gli arresti dell’intera famiglia Buononato (padre, madre e figlio) e di Francesco Bozzaotre, originario di Sant’Antonio Abate e considerato uno dei contadini dello spaccio impiegati nella mega-serra di marijuana.
Il processo
Ieri, nel processo che si svolge con rito abbreviato, è arrivata la sentenza di primo grado. A firmarla il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Torre Annunziata, Giovanni De Angelis. Una sentenza tutto sommato mite, visto le accuse pesantissime mosse dagli inquirenti a carico dei 4 imputati.
Lucia Cannavacciuolo e Antonio Buononato – madre e figlio – sono entrambi stati entrambi condannati a 4 anni e 4 mesi di reclusione. E’, invece, di 3 anni e 6 mesi la pena inflitta a Francesco Buononato e Francesco Bozzaotre. La difesa degli imputati (rappresentanti dagli avvocati Mauro Porcelli e Gianluigi Di Ruocco) ha puntato sullo status di incensurati dei 4 alla sbarra e soprattutto sull’assenza di prove utili a confermare relazioni tra i Buononato ed esponenti della criminalità organizzata per l’attività di produzione e compra-vendita della droga. L’avvocato Porcelli ha anche avanzato richiesta di revoca della misura cautelare degli arresti in carcere per Antonio Buononato, l’unico degli indagati a essere ancora dietro le sbarre.