Scafati – Che Aliberti (per ora) non abbia avuto nessun ruolo sulla fallita Scafati Sviluppo emerge dall’integrazione delle indagini depositate ad aprile al giudice per le udienze preliminari prima del rinvio a giudizio dell’ex sindaco, ma agli atti dell’inchiesta sul crac della società (fallita a ottobre dello scorso anno) in cui sono finiti sotto inchiesta 14 persone (ipotesi di reato è concorso in bancarotta) emergono particolari dalle dichiarazioni dell’ex capo dei vigili urbani, nominato nel 2012 dal sindaco Aliberti consigliere di amministrazione della Scafati Sviluppo, società costruita per gestire il progetto di riqualificazione dell’area su cui insisteva il complesso industriale ex Copmes.
La nomina
«Nel 2013 il comandante viene addirittura nominato presidente del consiglio di amministrazione della Scafati Sviluppo e in qualità di rappresentante legale- sostiene la Procura- sottoscrive il contratto di appalto con la ditta aggiudicatrice per la demolizione delle strutture esistenti e la realizzazione ei nuovi capannoni». Un progetto finanziato dalla Banca Nazionale del Lavoro per 8 milioni di euro. E qui che gli inquirenti si pongono un interrogativo. «Un’operazione di grande rilievo sul piano economico con possibili forti ricadute sul piano commerciale, economico, occupazionale, politico e del riscontro elettorale, che viene demandata nel ruolo più importante, quello di legale rappresentante firmatario di un contratto di molti milioni di euro, ad un funzionario comunale che si assume anche il rischio di eventuali ed enormi responsabilità di carattere contabile e patrimoniale». Quell’incarico fu ricoperto per un breve tempo ma «in coincidenza con l’atto più importante di tutta l’operazione». Ma l’ex capo dei vigili urbani riferì che non si era mai addentrato nello specifico della materia, in quanto la gestione era sostanzialmente dell’amministratore delegato fino al 2013, poi nella persona di Filippo Sansone, fino all’incarico di un altro ex consigliere comunale. E quando fu chiesto- ha spiegato il comandante- di andare da un notaio per il contratto lo stesso Ad nel 2013 aveva rappresentato al consiglio che essendo la Scafati Sviluppo una società partecipata al 100% del Comune, l’allora segretaria Imma Di Saia avrebbe potuto tranquillamente rogare il contratto. Che lesse solo alla data della firma.
Verbali Cda sotto la lente
Per gli inquirenti, la «responsabiltà degli organi aziendali in relazione alle condotte tenute negli anni, non sono state orientate a tutela del patrimonio aziendale anche in funzione delle ingenti risorse finanziarie corrisposte ma anche fatte gravare sulla Stu Scafati sviluppo. Agli atti anche tutti i verbali di assemblea che vanno dal 2005 al giugno del 2015, utimo Cda in esame dove emerse la richiesta di pignoramento da parte di un creditore. Il Tribunale di Nocera l’ha dichiarata fallita per un “buco” di circa 200mila euro. La società, rappresentata nell’ultimo periodo dall’avvocato Laura Semplice aveva anche presentato ricorso contro la decisione del Tribunale; ma la Corte d’Appello, però, confermò il default. Da allora Palazzo Mayer ha deciso di non presentare ricorso in Cassazione.