Castellammare di Stabia – Gli immobili realizzati su un’area di 1500 metri quadrati in corrispondenza della Villa del Pastore, sulla collina di Varano, vanno abbattuti. Questa la decisione della settima sezione del Tar della Campania che ha respinto il ricorso presentato dalla proprietaria del fondo al confine tra Castellammare di Stabia e Gragnano, che aveva acquistato quell’area nel 1980 realizzando delle abitazioni. Una sentenza che segna un punto importante a favore della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, che ha già anticipato la volontà di chiedere un risarcimento per gli eventuali danni arrecati al patrimonio archeologico.La sentenzaLa decisione della settima sezione del Tribunale Amministrativo per la Campania, chiude una vicenda giudiziaria durata ben 7 anni. Ossia, da quando la proprietaria del fondo aveva deciso d’impugnare una nota della Sopritendenza del giugno 2010 che dichiarava quell’area «di interesse particolarmente importante».Secondo una relazione inoltrata del 28 settembre 2017, infatti, nella parte sottostante il fondo si nasconderebbe «il corpo principale della Villa del Pastore: un enorme cortile con emiciclo sul lato sud e al centro una grande piscina rivestita di marmo (natatio), si lega ad una serie di ambienti più piccoli con diverso orientamento prospettanti su un cortile dal quale partono due corridoi che dovevano collegare il complesso edilizio con gli ambienti termali e i quartieri residenziali». Insomma, un vero e proprio tesoro archeologico sommerso, al quale la Soprintendenza non sembra intenzionata a rinunciare. Soprattutto in considerazione del fatto che al momento della cessione di quell’area, nel 1980, si trattava di un semplice fondo agricolosenza alcuna costruzione. Mentre le abitazioni,nonostante il vincolo archeologico, sono statecostruite successivamente senza alcun permesso.Questo il motivo che ha spinto la Soprintendenza ad anticipare anche la volontà di chiedere unrisarcimento qualora la realizzazione di quellecase avesse danneggiato il patrimonio archeologico. Una tesi confermata anche dai giudici del Tar, che hanno respinto il ricorso presentato dalla proprietaria dell’area.La villa del PastoreLa sentenza del Tar riaccende anche le speranze di quanti vorrebbero una nuova campagna di Scavi nella collina di Varano, per riportare alla luce una villa finora rimasta sepolta. La villa del Pastore deve il suo nome al ritrovamento di una statua raffigurante un pastore: tale ritrovamento sarebbe avvenuto il 19 settembre 1967 mentre erano in corso i lavori di scavo della vasca della villa. La costruzione sorge sul costone del pianoro di Varano, in posizione panoramica, a poca distanza da Villa Arianna e dal secondo complesso ed è stata esplorata per tre volte: la prima esplorazione, quella della sua scoperta, risale al periodo che va dal 1754 al 1759 ad opera di Karl Weber e fu portato alla luce un grande giardino; la seconda campagna di scavi, sotto la guida di Pietro la Vega, è stata effettuata tra il 1775 e il 1778, proseguendo quella iniziata alcuni anni prima; la terza e ultima esplorazione risale al periodo compreso tra il 6 aprile 1967 e il 16 settembre 1968: le indagini furono iniziate a seguito di un ritrovamento di un muro perimetrale dopo che si erano svolti alcuni lavori per la rimozione di uno strato di lapilli da un terreno da destinare a uso agricolo.
Castellammare, CRONACA
11 agosto 2018
Villa del Pastore «torni alla luce» Giù gli abusi costruiti sui tesori