Guerra alle guide turistiche abusive, la categoria ora si spacca. A pochi giorni dalle denunce di Pietro Melziade, il presidente dell’Associazione Guide Turistiche Campania, che ha annunciato di aver fatto recapitare un nuovo dossier negli uffici della Regione e sulle scrivanie dei ministri per i beni culturali e del turismo, c’è la replica di Paola Artizzu, segretario nazionale e referente per la Campania di Guide Turistiche Italiane. «Ancora una volta si vuole generare confusione tra abusivi e guide turistiche abilitate in territori diversi da quello della Regione Campania – scrive in una lettera indirizzata a Metropolis -. Le Regioni Toscana e Sardegna, in linea con le proprie prerogative, hanno identificato le procedure per il rilascio dell’abilitazione di guida turistica: i colleghi che hanno conseguito la propria abilitazione in quelle regioni hanno dunque tutte le carte in regola per operare sul territorio nazionale. Peraltro molti campani, spesso laureati e specializzati sulla Campania, sono stati costretti ad abilitarsi in territori diversi da quelli di residenza, affrontando sacrifici di natura tanto personale quanto economica, a causa della colpevole inadempienza della Regione nell’organizzare gli esami». Artizzu ricorda che in «Campania l’ultimo avviso risale al 2012 e l’esame si è protratto per anni, anche a causa della possibilità offerta ai non idonei di ripetere la prova a distanza di qualche mese. Ci sono casi di persone che a febbraio sono risultate non idonee e a novembre hanno invece conseguito l’abilitazione: è facile immaginare come tutto questo abbia provocato un aumento dei tempi di espletamento delle procedure». Poi la stoccata a Pietro Melziade: «Mi chiedo a che titolo un’associazione di guide di una regione possa contestare la legittimità delle procedure di abilitazione di un altro territorio: da guida abilitata in Campania non tollererei che un rappresentante di categoria di un altro territorio mettesse indubbio la mia abilitazione, regolarmente conseguita in base alle procedure previste dalla Regione Campania – aggiunge -. Sicuramente la presenza di iter abilitativi difformi non fa bene alla categoria, genera disparità di diritti e doveri e rende difficile identificare i casi di abusivismo: per questo si rende urgente una riforma del settore che abbia come punto di partenza il dettato dell’art. 3 della legge europea 97/2013, ovvero l’abilitazione alla professione di guida turistica valida su tutto il territorio nazionale». In una lunga disamina, il segretario nazionale e referente per la Campania di Gti Guide Turistiche Italiane precisa pure che «si parla di concorrenza sleale e di lavoro nero quali conseguenze dell’abilitazione conseguita in altri territori: sono piaghe che purtroppo interessano il nostro come altri settori, che vanno assolutamente combattute, ma che non c’entrano niente con il territorio in cui la guida turistica si è abilitata o in cui lavora. A proposito del presunto impoverimento della qualità dei servizi offerti ai visitatori, sono sempre di più le guide abilitate in Campania che ricorrono alla collaborazione dei colleghi abilitati in altre regioni, spesso napoletani di nascita, di residenza e di cultura: si tratta di un esplicito riconoscimento delle loro capacità, delle loro competenze specifiche e dell’eccellenza del loro operato che polverizza la pretenziosa idea della guida locale come unica depositaria della conoscenza e della divulgazione della cultura di un territorio. A testimoniarlo sono le recensioni entusiastiche alle iniziative di Stefania Castiglione, alla quale esprimo tutto la mia solidarietà, che confermano come un vasto pubblico ne riconosca le specifiche competenze. Il suo esempio dimostra che la guida nazionale è una via più che percorribile», conclude.
CRONACA, Pompei
1 ottobre 2018
Pompei. La faida tra le guide turistiche «No ombre sulle abilitazioni»