Il suo tesoro era nascosto lì dove nessuno avrebbe mai cercato. Tra le pagine di un libro sepolto in mezzo a una marea di testi impolverati. Magari un codice di procedura civile, o forse un giallo di Agatha Christie. E’ lì che Antonio Iannello, ex giudice di pace del tribunale di Torre Annunziata, avrebbe nascosto i soldi delle tangenti che incassava – per l’accusa – da avvocati, periti e consulenti che bussavano alla sua porta ogni giorno.E’ uno dei particolari che emergono dal “romanzo criminale” scolpito tra le pagine dell’inchiesta che nei giorni scorsi ha fatto vacillare il palazzo di giustizia oplontino. Secondo la procura di Roma, infatti, l’ex giudice – considerato uno dei perni del presunto sistema criminale – avrebbe occultato i proventi dell’attività illecita all’interno di alcuni testi che – verosimilmente – custodiva nel suo studio legale a Scafati. Un retroscena che secondo l’interpretazione degli inquirenti emergerebbe, chiaramente, da un’intercettazione ambientale e dalle riprese video nello studio di Iannello. Protagonista della scena, oltre all’ex giudice, anche una donna, che per questa vicenda è finita agli arresti domiciliari.
CRONACA
1 ottobre 2018
Toghe sporche. I soldi delle tangenti nascosti nelle pagine dei libri