Le tangenti per “aggiustare” i processi venivano pagate, di solito, attraverso mazzette di soldi consegnate, lontano da occhi indiscreti, direttamente nelle mani del giudice da “convincere”. Almeno è ciò che teorizza la Procura di Roma tra le pagine della mega-inchiesta che nelle scorse settimane ha portato all’arresto di 23 persone (tra cui giudici di pace del tribunale di Torre Annunziata, avvocati, consulenti, esponenti delle forze dell’ordine e medici). Ma in alcuni casi la “mazzetta” sarebbe stata pagata anche attraverso altri sistemi. Addirittura con bonifici bancari versati direttamente sul conto corrente del giudice da corrompere. Un retroscena choc che emerge dalle intercettazioni ambientali captate dalla guardia di finanza nell’ambito delle indagini che hanno portato alla luce il presunto “sistema” di mazzette e favori presente nelle aule del tribunale oplontino per il business dei falsi incidenti. Un sistema di cui avrebbero fatto parte anche altri soggetti, tra carrozzieri compiacenti e falsi testimoni, che potrebbero ora finire nel calderone dell’inchiesta che fa tremare i colletti bianchi all’ombra del Vesuvio.
CRONACA
9 ottobre 2018
Toghe sporche. Tangenti per aggiustare i processi, le mazzette via bonifico