L’affare dei falsi incidenti ritratto dall’inchiesta “toghe sporche” era un business per tutti. Per i professionisti, per gli avvocati, per i giudici. Un vortice di mazzette, quello dipinto dalla procura di Torre Annunziata, capace di trasformare la truffa in “consuetudine”. Il tutto con la “protezione” del silenzio. Se tutti guadagnano perché qualcuno dovrebbe denunciare? Eppure, nonostante i raggiri studiati a tavolino con dovizia di particolari, alla fine quel sottobosco di tangenti e favori raccontato dall’inchiesta è venuto fuori in tutto il suo fragore. E con le intercettazioni sono emersi anche i numeri dell’affare. Anche quelli studiati in maniera scientifica per arricchire la filiera della corruzione che sarebbe stata gestita da Verde e dai suoi soci. Ai piedi della piramide c’erano due figure, importanti ma comunque considerate marginali. Si tratta dei carrozzieri chiamati a simulare i finti sinistri stradali e dei falsi testimoni. Gente della strada chiamata a raccontare di aver assistito a incidenti mai avvenuti in cambio di poche centinaia di euro. Al massimo 200. Stessa somma corrisposta, sempre secondo gli inquirenti, anche ai carrozzieri per smontare e rimontare le auto.
CRONACA
11 ottobre 2018
Toghe sporche. Testimoni a gettone, con 100 euro nasce la mega-truffa