La morte di Fabio D’Andretta, operaio di Angri appena 26enne, si sarebbe potuta evitare se la fabbrica conserviera in cui era al lavoro quando perse la vita a causa di un incidente, la sera del 22 settembre 2009, avesse osservato tutte le condizioni di sicurezza. Invece non fu così, e secondo i giudici la responsabilità fu del proprietario della ditta, A.V., oggi 61enne, condannato a un anno di reclusione (pena sospesa e beneficio della non menzione) per omicidio colposo. Lo hanno deciso i giudici della Corte di Cassazione della Quarta Sezione Penale – presidente Patrizia Piccialli – che hanno respinto il ricorso con cui i legali dell’imprenditore aveva chiesto di annullare la sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata a febbraio 2014 e confermata anche in appello a dicembre 2017. Ma i giudici della Suprema Corte non hanno accolto la richiesta, ritenendo corrette le pronunce di primo e secondo grado.
CRONACA, Gragnano
14 novembre 2018
Gragnano. Morte bianca in fabbrica, proprietario condannato