Torre del Greco. Città Condanna a due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. E’ il verdetto del giudice monocratico Valeria Campanile del tribunale di Torre Annunziata per Antonio Di Giacomo, il commercialista infedele finito alla sbarra con l’accusa di appropriazione indebita ai danni di 18 imprenditori e commercianti di Torre del Greco. Un’accusa, alla fine, ridimensionata dalla prescrizione – la metà delle ipotesi di reato è caduta perché relativa a episodi antecedenti il 2010 – grazie a cui il professionista di 64 anni è riuscito a «limitare i danni» dello scandalo scoppiato a cavallo tra il 2013 e il 2014.
Il tesoro scomparso
A innescare le prime denunce furono le minacciose lettere recapitate a Equitalia da diversi commercianti e imprenditori. Tutti convinti da avere saldato con l’erario i conti delle proprie attività, ma finiti sotto i riflettori dell’agenzia delle entrate per il mancato versamento delle imposte dovute per legge. Le omissioni – secondo la successiva ricostruzione del pubblico ministero Silvio Pavia della procura di Torre Annunziata – variavano tra i 2.757,21 euro sottratti a una piccola negoziante del centro storico fino ai complessivi 320.000 euro incassati dai titolari di un noto ristorante di Trecase. In totale, il «tesoretto» mai finito nelle casse dello Stato – a dispetto dei regolari pagamenti dei contribuenti al professionista – sfiorava il milione di euro.
La battaglia giudiziaria
A dicembre del 2014 Antonio Di Giacomo venne rinviato a giudizio per rispondere dell’accusa di appropriazione indebita. A due anni di distanza il professionista – difeso dall’avvocato Gennaro Malinconico – provò a chiudere la sua vicenda giudiziaria attraverso una richiesta di patteggiamento a un anno e otto mesi di reclusione, puntualmente respinta al mittente. A febbraio del 2017 si aprì il dibattimento davanti al giudice monocratico Procolo Ascolese – successivamente sostituito dalla dottoressa Valeria Campanile – e in aula sfilarono le varie vittime del maxi-raggiro nonché le dipendenti del commercialista infedele. Testimoni chiamati a ricostruire l’intera vicenda e il funzionamento del «sistema dei pagamenti» all’interno dello studio di via Cesare Battisti. «Portavamo regolarmente i soldi al commercialista – avevano raccontato i «truffati» davanti al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata – in modo da essere in regola con le tasse. Solo al momento dell’arrivo delle raccomandate di Equitalia capimmo di essere stati imbrogliati». Una versione di fatti sempre contestata dalla difesa del professionista, pronta a produrre – al momento della discussione – la documentazione in grado di scagionare Antonio Di Giacomo.
Il colpo di spugna
A quattro anni dal rinvio a giudizio, il professionista di 64 anni si è visto condannare a due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Non solo: Antonio Di Giacomo è stato dichiarato civilmente responsabile dei danni provocati a cinque parti offese, con risarcimenti da stabilire davanti al giudice civile. Infine, ai titolari del ristorante di Trecase – assistiti dall’avvocato Pasquale Striano – spetterà il pagamento di una provvisionale da 8.000 euro.