Napoli – Nelle calde notti d’estate Carolina Bonaparte e Murat lasciavano i loro appartamenti ai due lati opposti del giardino e qui all’ombra delle piante, inebriati dal profumo delle rose e dei limoni, si amavano, abbracciati dallo sfondo mozzafiato del Vesuvio e del mare. Riapre il giardino pensile di Palazzo Reale e con i suoi fiori sembrano schiudersi anche mille storie. Storie gelosamente custodite da piante secolari, le stesse di cento anni fa, che recuperate e spostate, dopo due anni di lavori, ora tornano a rifiorire al loro posto.Qui in quel giardino dove Clinton amava venire a correre la mattina, quando era a Napoli.
E dove i grandi della terra, in occasione del G7, passeggiando sotto il pergolato, hanno chiuso accordi mondiali. “Ah se queste piante potessero parlare quante ce ne racconterebbero” dice passeggiando su quello stesso terrazzo Paolo Mascilli Migliorini, direttore tecnico del progetto di restauro del giardino pensile insieme a numerose professionalità. Un giardino belvedere che risale alla metà del XVII secolo, ampliato per volere di Carlo di Borbone. Con panche e tavoli in marmo di Carrara che si stagliano sul verde di cui Lello, giardiniere da quasi vent’anni a Palazzo Reale, si prenderà cura. E’ lui il più emozionato durante l’inaugurazione. “Un’esperienza magnifica, per me è stato come far crescere un bambino. Finalmente questo giardino pieno di storia e natura torna a splendere come un tempo – dice assicurandosi che tutto sia perfetto –. E soprattutto potranno ammirarlo di nuovo i cittadini e i turisti”. Tornano le cycas secolari, le rose canine, gli agrumi e le ortensie. Studiando i disegni e i documenti storici sono state inoltre piantate le stesse specie di allora e nella stessa identica posizione.“L’emozione più grande è stata quella di far ritornare le piante dove sono nate. Ma il lavoro più grosso è quello che non si vede, sotto il giardino” rivela l’architetto Carmine Maisto. “Abbiamo riscoperto e restaurato le vecchie volte, eliminando calcestruzzo e sovrastrutture realizzate. E’ stato fatto un grande intervento di impermeabilizzazione, di sicurezza rispetto alle infiltrazioni e di progettazione per la manutenzione”.“Dispiaciuto per non esserci stato”, promette di “visitarlo presto”, il presidente della Camera, Roberto Fico che ieri per impegni istituzionali non ha più preso parte alla manifestazione d’apertura. E per cui il maestro giapponese Uemon Ikeda ha realizzato insieme a dodici studenti dell’Accademia di Belle Arti un’installazione speciale: un filo rosso di lana e seta per unire l’interno del palazzo all’esterno, fino al restaurato giardino. Come un filo di Arianna che guida il visitatore e fa dialogare arte, natura e architettura “una struttura aerea dalla trama sottile che nella sua fragilità esprime un senso di forza e resistenza”