Torre del Greco. Non c’è pace per l’ascensore «maledetto» realizzato in villa comunale grazie ai fondi europei destinati alla riqualificazione urbana. A tre anni dall’apertura dell’inchiesta relativa alla variante al progetto decisa dall’amministrazione comunale targata Ciro Borriello – inizialmente era stata prevista una scala mobile per collegare piazzale Sant’Anna al parco pubblico di corso Vittorio Emanuele – la procura di Torre Annunziata accende i riflettori sul collaudo affidato durante la reggenza del commissario straordinario Giacomo Barbato e liquidato dall’attuale squadra di governo guidata dal sindaco Giovanni Palomba. E il taglio del nastro promesso a luglio dall’assessore ai lavori pubblici Vincenzo Sannino – già raggiunto da due avvisi di proroga delle indagini legate al verde pubblico e al cimitero – rischia di slittare al 2019.
Il blitz dei carabinieri
A «ufficializzare» il supplemento di indagini ordinato dai magistrati del palazzo di giustizia di via Nazionale, la visita a sorpresa dei carabinieri presso gli uffici al secondo piano del complesso La Salle. Ovvero, il «regno» di Vincenzo Sannino all’epoca – fino a maggio del 2018 – in cui era dirigente del settore Urbanistica. I militari dell’Arma hanno chiesto e ottenuto l’acquisizione di un lungo elenco di provvedimenti relativi al collaudo dell’ascensore maledetto in villa comunale, inizialmente posto sotto sequestro e successivamente «riconsegnato» al Comune. In particolare, secondo le voci trapelate dai corridoi della sede distaccata dell’ente di palazzo Baronale, le attenzioni degli investigatori si sarebbero concentrate sull’affidamento dell’incarico per il collaudo e sulla successiva liquidazione del pagamento. Procedure su cui, evidentemente, la titolare del fascicolo sull’opera pubblica costata un milione di euro e spiccioli – già danneggiata dai vandali entrati in azione dopo l’apertura estiva delle scale – vuole vedere chiaro. Al momento le ipotesi di reato avanzate dal pubblico ministero non sono state formalizzate in un atto, ma gli atti acquisiti dai carabinieri lascerebbero pensare a un eventuale abuso d’ufficio.