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Cozzolino vuole unità: «Non seguirei Renzi fuori dai Democratici»
POLITICA
12 gennaio 2019
Cozzolino vuole unità: «Non seguirei Renzi fuori dai Democratici»
Redazione

“L’Italia rischia a causa del Governo di perdere la sua grande occasione in Europa e il Sud di subire un colpo mortale”. Scende in campo per le Europee con il Pd – “non seguirei Renzi in un nuovo partito”, dice – l’europarlamentare Andrea Cozzolino. Al suo terzo mandato e anche l’ultimo, annuncia pur potendosi candidare ancora, chiama il partito all’unità nella battaglia più importante: quella contro la deriva autoritaria, la divisione e l’isolamento del Paese, che si giocherà tutta in Europa. Ex assessore regionale della giunta Bassolino, candidato alle primarie del Pd come sindaco di Napoli, Cozzolino affronta il tema del futuro europeo dell’Italia e parla anche del futuro del partito in chiave primarie e del ruolo di de Magistris.

Andrea Cozzolino, di nuovo in corsa per le Europee. Ma con il Pd?

“Sì, certamente”.

Non seguirebbe Renzi in un nuovo partito alle Europee?

“No, non lo seguirei”.

Onorevole, qual è l’opinione che ha l’Europa del nostro Paese?

“Il giudizio in questo momento è molto sospeso, c’è consapevolezza di una leadership da costruire.

Chi decide la linea politica ed economica in Italia? I due vicepremier? Il Presidente del Consiglio?

In questi mesi abbiamo avuto solo stop and go, l’Europa non sapeva chiaramente chi fossero gli interlocutori. E tuttora non si sa se la figura del premier si consoliderà o indebolirà, se si andrà avanti a strappi”.

Intanto il 15 gennaio il Parlamento britannico deciderà sulla Brexit e si apriranno nuovi scenari.

“Se sancirà un hard brexit, cioè non concordata, si aprirà uno scenario del tutto nuovo per l’Italia. Sarà necessario un protagonismo del nostro Paese in grado di trascinare tutti i Paesi del Mediterraneo e svolgere una funzione di leadership”.

In queste condizioni lo crede possibile?

“E’ molto più complicato con un Governo a forte trazione leghista e a Cinque Stelle. Rischiano di portare l’Italia fuori da un circuito e lo sforzo in queste ore di riposizionarsi, soprattutto dei Cinque Stelle, non è sufficiente per disegnare un ruolo del Paese. Dopo Brexit gli scenari aperti spingeranno a processi di riforma, di riorganizzazione. L’Europa senza Gran Bretagna, è un’ altra Europa. Questo deve essere sprono per riaprire il grande progetto europeo, di cui l’Europa di questi anni è stata la principale nemica con l’austerità e chiudendosi.Ora abbiamo una grande occasione”.

Diventerà l’ennesima occasione persa?

“L’Europa di Salvini e di Di Maio è un’ Italia che rischia di avere un ruolo marginale, di perdere l’occasione di essere con Francia e Germania la plancia di comando per il progetto riformatore dell’Europa. Con questo Governo le difficoltà sono aumentate col rischio che la Spagna diventi leadership e si ponga come interlocutore credibile”.

In Europa si giocherà anche l’esistenza dei partiti

“Credo che le forze intorno al M5S e alla Lega avranno maggiore presenza, ma nessuna funzione di guida nel futuro Parlamento europeo. Sono disarticolate e divise, non conciliabili a livello europeo, quindi senza alcuna forza politica. Non vedo un ruolo delle forze sovraniste in grado di dettare un’agenda politica europea”.

In Italia spira però come in Europa un vento di estrema destra

“C’è un clima eccessivo e in questo c’è una responsabilità enorme delle attuali classi dirigenti. Quando la politica non è più il luogo della decisione, della responsabilità, ma del conflitto fine a se stesso si generano mostri”.

Come si ferma la deriva autoritaria?

“Smettendo di essere un Paese in perenne campagna elettorale, ormai non c’è più nessuno che risponde della propria azione amministrativa e di governo dal sindaco, a un ministro, al Premier. Scompaiono gli atti, le decisioni”.

Ultima la vicenda dei porti.

“Si annuncia che i porti sono chiusi, poi scopri che così non è perché non c’era un atto, tutto fatto via tweet o detto in una conferenza stampa. Questo è il modo di governare il Paese? In cui ci presentiamo alla comunità internazionale ed europea? Bisogna ristabilire il senso delle istituzioni. Una società non governata, è esposta a qualsiasi rischio”.

Anche al ritorno di tempi bui?

“C’è un populismo con elementi di neo autoritarismo molto pericolosi, un allarme da non sottovalutare. Esautorare il Parlamento, dare una mazzata al giornalismo diffuso, svuotare le istituzioni e renderle un luogo inutile agli occhi dei cittadini, è un danno enorme per tutti, che non produrrà nulla di buono”.

E il Pd e la sinistra, dove sono?

“Sicuramente abbiamo una responsabilità. Dobbiamo vivere le Primarie non come una conta interna, o una disgregazione. Dopo il 3 marzo sarà fondamentale un partito unito, con un segretario riconosciuto da tutti, per una battaglia politica e culturale”.

Decreto sicurezza, coi sindaci o con De Luca?

“De Luca ha deciso di non impegnarsi in una battaglia giusta come quella dei sindaci preferendo un altro terreno, altrettanto importante che è quello della cosiddetta secessione dei ricchi. Badate bene: non c’è alcuna emergenza migratoria, nessuna invasione alle porte. E’ un modo per nascondere il vero tema in vista dell’appuntamento europeo, quello dell’autonomia”.

Che ruolo può avere in Europa un’Italia divisa?

“Nessun ruolo da protagonista. Se si va al federalismo spinto ai limiti della Costituzione occorrerà una reazione non solo politica, ma istituzionale e civile”.

Che scenario per il Sud?

“Si darebbe un colpo mortale che nessun reddito di cittadinanza potrà mai compensare”.

Alle Europee anche de Magistris, cosa ne pensa?

“Ti puoi presentare alla battaglia europea se porti un bilancio importante nella capacità di usare le risorse europee, il suo è disastroso. Reggio Calabria e Bari hanno fatto meglio. Quindi mi chiedo: vai in Europa a fare cosa? Se non hai saputo nemmeno utilizzare le opportunità che ti ha messo a disposizione”.

Il suo principale obiettivo, se rieletto, invece quale sarà?

“Completare la riforma dei fondi strutturali, di cui sono relatore, con risorse liberate da vincoli per creare condizioni di sviluppo e per un nuovo Mezzogiorno”.

Marina Cappitti

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