REGGIO EMILIA – La decisione finale sulla sospensione o l’interruzione di una partita spetta a chi è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica, che ha, tra le sue responsabilità, quella di valutare le conseguenze. E’ il concetto espresso dal capo della Polizia, Franco Gabrielli intervenuto a un convegno sulla violenza negli stadi al Mapei Stadium di Reggio Emilia, da cui ha tracciato una linea sulle polemiche che stanno divampando dal 26 dicembre quando in occasione di Inter-Napoli, ci furono scontri tra tifoserie all’esterno dello stadio che portarono poi alla morte dell’ultrà nerazzurro Daniele Belardinelli. Ma anche sulla questione degli ululati razzisti rivolti al difensore partenopeo Kalidou Koulibaly sulla quale il club azzurro e l’allenatore Carlo Ancelotti hanno fatto sapere che si fermeranno, interrompendo la partita, qualora dovessero verificarsi altri episodi. “Ho un profondo rispetto di Ancelotti e ognuno è libero di assumere le iniziative che intende, nel rispetto della legge. Ma ogni azione ha una conseguenza”, ha detto il prefetto. Ed è per questo che “sospendere una gara comporta valutazioni che vanno al di là dell’aspetto sportivo. Non voglio svilire il ruolo di un arbitro a cui competono decisioni di natura calcistica, ma interrompere una partita può causare conseguenze di gestione, riguardo ad esempio al deflusso di migliaia di persone. Questioni che devono essere valutate da chi ha un occhio a 360 gradi sull’evento”, e cioè, appunto, anche sulle conseguenze di una decisione, ha concluso il ragionamento. Sulla stessa linea anche Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega allo sport, anche lui tra i relatori al convegno di Reggio Emilia. Ancelotti? “Umanamente lo capisco”, ma il tecnico dovrebbe interrogarsi sulla “responsabilità rispetto a quello che è un tema, l’ordine pubblico: 50-60mila persone che devono uscire ordinatamente dallo stadio. “E’ uno dei temi di conflitto – ha aggiunto – perché siamo tra la dimensione sportiva e quella dell’ordine pubblico, che deve essere valutata e disciplinata dagli operatori”. Nel suo intervento Giorgetti ha detto inoltre che chiudere gli stadi è una “sconfitta dello Stato: se lo Stato non è in grado di garantire la possibilità che uno spettacolo si possa tenere, dà un segnale di impotenza”, facendo riferimento a decisioni “che arrivano al confine con la giustizia sportiva. Ma la giustizia sportiva deve agire prima”. Per il sottosegretario la ricetta per uscire da questa crisi passa anche “dall’insegnamento del fair-play nelle scuole calcio e ai ragazzini”. Federazione e club dovrebbero imporlo, perché, ha aggiunto, “bisogna bonificare lo sport, a partire dai campetti di periferia. Prevenzione ed educazione sono strumenti che devono consentire ai giovani affinché abbiano la cultura necessaria per non farsi attrarre dalla delinquenza che spesso si annida nelle curve ultras”
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14 gennaio 2019
Gabrielli frena il Napoli, ‘lo stop alle partite spetta a noi’. ‘Ancelotti? Lo rispetto, ma ogni azione ha una conseguenza’