Otto anni. E’ questa la richiesta avanzata per Luigi Mansi, pregiudicato di 49 anni ritenuto legato alla cosca con base tra Boscoreale e Boscotrecase, dei Gallo-Limelli-Vangone. Unico imputato per l’agguato choc messo a segno, il 19 giugno scorso, all’interno di un ristorante l’uomo, rinviato a giudizio nei mesi scorsi, deve rispondere dell’accusa di tentato omicidio ai danni di un pregiudicato 46enne di Striano.
I fatti risalgono a 6 mesi fa. All’interno di un locale, in due sale diverse, sono in corso due cerimonie: un matrimonio e un banchetto per la prima comunione. Gli invitati però entrano in contatto nel cortile della struttura. Ne nasce una banale lite per l’atteggiamento di alcuni bambini presenti alle feste. Vola qualche parola grossa ma sembra finita lì. E invece, intorno alle 22, a fine serata, qualcuno tira fuori una pistola davanti agli occhi sgranati di invitati e ragazzini e comincia a sparare. Un colpo ferisce un 46enne pregiudicato di Striano. L’uomo viene trasportato d’urgenza in ospedale per poi essere arrestato per violazione della sorveglianza speciale. I carabinieri di Torre Annunziata danno vita a un’indagine-lampo costruita attorno all’analisi delle immagini dell’impianto di videosorveglianza. Immagini dalle quali – secondo l’accusa – emergerebbe il ruolo chiave di Mansi in questa vicenda. Il pregiudicato ritenuto vicino alla cosca specializzata in spaccio ed estorsioni viene arrestato. Era da poco uscito dal carcere per aver scontato una condanna definitiva nell’ambito del processo “Pandora-Matrix”, la mega inchiesta che ha decapitato i vertici del clan Gallo-Limelli-Vangone.
Giovanni Salvati